Carcere San Donato Pescara: presidio di protesta dei sindacati di Polizia Penitenziaria

Sit In di protesta oggi pomeriggio nel piazzale antistante il Carcere di San Donato a Pescara di tre sigle sindacali di Polizia Penitenziaria contro le condizioni sempre più intollerabili nelle quali i circa 80 agenti in servizio sono costretti a lavorare.

Dal personale ridotto della metà rispetto alla reale necessità di organico, al sovraffollamento ormai giunto a livelli insostenibili, fino a gravi problemi strutturali di un Istituto di Pene ormai vecchio e che andrebbe ristrutturato da cima a fondo. La realtà è quella del Carcare di San Donato a Pescara, non certo lontano dalle condizioni in cui personale carcerario e agenti di custodia sono costretti a vivere negli altri penitenziari abruzzesi, ma sicuramente in una situazione forse la peggiore, stando a quanto hanno riferito oggi pomeriggio i rappresentanti delle tre principali sigle sindacali di Polizia Penitenziaria, gli agenti in protesta davanti al piazzale:

“Costretti sistematicamente a svolgere doppi turni con straordinari che non ci vengono pagarti da mesi, strutture fatiscenti, la sera viene a mancare anche l’acqua, per non parlare delle condizioni in cui versa la cucina. Tutti i servizi minimi indispensabili per nulla assicurati – spiega Giovanni Calzone Segretario Provinciale Osapp di Pescara – detenuti come sardine, tensioni continue che sfociano spesso anche in aggressioni a noi agenti, abbiamo lanciato una miriade di appelli ma nulla cambia.”

“Tante visite da parte di ispettori ministeriali e perfino parlamentari – denuncia poi Giovanni Scarciolla segretario provinciale Sappe Pescara – ma inutile passerella perché la situazione continua a essere quella che è se non peggiore.”

“Chiediamo che vengano assolutamente e in tempi rapidi presi provvedimenti per arginare il fenomeno del sovraffollamento – spiega Giuseppe Di Domizio segretario provinciale Sinappe Pescara – o che comunque venga rafforzato l’organico perché non è possibile che scarsi 80 agenti debbano tenere sotto controllo quasi 500 detenuti.”