Castelbasso: torna il borgo della cultura edizione 2022

La Fondazione Malvina Menegaz per le Arti e le Culture, presieduta da Osvaldo Menegaz, trasforma ogni estate Castelbasso, piccolo centro della provincia teramana nel Borgo della cultura. Quest’anno la manifestazione è in programma a partire da oggi, 23 luglio, a domenica 28 agosto

Le mostre – a cura di Pietro Gaglianò – sono Bagnanti, riti, mattanze di Francesco Lauretta e Grounds di Aryan Ozmaei. Le esposizioni sono allestite, rispettivamente a palazzo De Sanctis e a palazzo Clemente. Non mancheranno, come da tradizione, la musica di qualità, in collaborazione con la Società della musica e del teatro Primo Riccitelli di Teramo, l’Istituzione sinfonica abruzzese, i Solisti Aquilani, Abbazie Jazz Festival e con l’organista Roberto Marini; e la letteratura, grazie al solido rapporto con il FLA, Festival di Libri e Altre cose di Pescara. Si inizia, dunque, con le mostre mentre il primo appuntamento musicale è in programma con Mario Venuti che propone il suo Tropitalia Tour venerdì 29 luglio, alle 21,30. Ingresso 20 euro, prevendite su Ciaotickets. Il concerto è organizzato da Abbazie Jazz Festival.

Nel campo delle arti visive il linguaggio della pittura si conferma al centro delle proposte espositive della Fondazione Malvina Menegaz che per l’edizione 2022 focalizza l’attenzione su due importanti autori della scena contemporanea: Francesco Lauretta e Aryan Ozmaei. Le due mostre, curate da Pietro Gaglianò, l’una a palazzo De Sanctis l’altra a palazzo Clemente, inscenano e raccontano il mondo degli artisti fatto d’immagini, forme e colori e dei tanti mondi attraverso i quali le loro suggestioni creative riescono a riflettersi negli occhi degli spettatori.

L’opera del siciliano Francesco Lauretta con il titolo Bagnanti, riti, mattanze introduce lo spettatore lungo un viaggio dove i generi figurativi, i temi del culto e del sacro ma soprattutto la vita e la morte, parlano di Storia, di storia dell’arte e di uomini e donne che hanno agito lungo le strade del rinnovamento, declinando su un discorso che demolisce la pittura per ricostruirla nell’attualità. Nello speciale legame che l’artista intrattiene con la sua terra natia, la Sicilia è isola esplorata in tutte le sue pieghe, tra stereotipi e inaspettate rivelazioni, tra acre bellezza, paesaggi marini, umane fatiche e sacre devozioni, si scorgono dettagli che dal particolare rendono universale tutta la sua opera.

La proposta di Aryan Ozmaei, iraniana ma da quasi venti anni in Italia, con il titolo Grounds, serie realizzata dal 2020 e ancora in corso, chiarisce il suo personale rapporto con la pittura, intriso intimamente di entrambe le culture. Asia ed Europa, razionale e onirico, maschile e femminile, interno domestico e paesaggio, mistico e quotidiano coesistono in ciò che il curatore definisce: “finzione verosimigliante di un paesaggio che non esiste […] spazio della mente”. Proprio questo spazio rappresenta il particolare rapporto dell’artista con la pittura, dove figure mitologiche ed elementi storici s’intrecciano offrendo al pubblico un’esperienza di emozione e di conoscenza che va oltre gli stereotipi.

“Siamo particolarmente orgogliosi quest’anno di ospitare la personale di Francesco Lauretta”, spiega il presidente della Fondazione Osvaldo Menegaz. “L’artista siciliano, in un momento particolarmente florido della sua carriera, porta a Castelbasso tutti i colori e tutta la luce della sua arte con un progetto che è un grande omaggio alla storia dell’arte e alla sua terra. Le opere esposte infatti si dividono tra meditazioni sui capolavori del passato e sul ruolo dell’arte, da un lato, e meravigliose rappresentazioni della Sicilia, dall’altro, con tutte le contraddizioni e la bellezza di una regione che ha dato i natali a molti artisti, a grandi pittori e, possiamo dirlo, ad alcuni buoni amici le cui opere abitano ormai la collezione. L’altra esposizione”, prosegue il presidente, “è dedicata ad Aryan Ozmaei, artista iraniana ormai da molti anni residente e attiva in Italia. Accompagnata dalla cura di Pietro Gaglianò, che da molto tempo ne segue il lavoro, l’artista presenta una densa serie di quadri in cui il suo Iran, tra mito e storia, tra nostalgia e speranza, si mostra nei colori e nelle forme della sua immaginazione, influenzata vigorosamente dall’estetica del paese elettivo, l’Italia”.

 

Giammarco Giardini: