Centrale Enel nel Pnalm, appello a Mattarella dall’abate di Montecassino

Foto di Roberta Latini

L’abate ordinario di Montecassino e San Vincenzo al Volturno, don Antonio Luca Fallica, ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sottolineare i rischi connessi alla centrale che Enel vorrebbe realizzare nell’area delle Mainarde, tra Abruzzo e Molise

Ispirandosi forse all’enciclica di Papa Francesco ‘Laudato sì’, l’abate ricorda che “i tesori di un territorio sono ricchezza di tutti” e sono “immediata testimonianza della infinita munificenza di Dio e segno della sua benevolenza misericordiosa”. Don Fallica aggiunge che “tutti i suoi figli sono chiamati a godere del privilegio di abitare la Terra, rispettandola come casa comune”.

L’area nella quale l’Enel si propone di realizzare la centrale idroelettrica è nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, territorio nel quale ricade anche l’antica Abbazia di San Vincenzo al Volturno, diocesi del Monastero cassinese e, con quest’ultimo, candidata ad essere inserita dall’Unesco tra i Patrimoni dell’Umanità. L’abate di Montecassino, a conclusione dell’appello, afferma che “l’imponenza del quasi miliardario giro di danaro in gioco non deve far tacere o addomesticare le coscienze”.

    “L’Enel – afferma Giancarlo Pozzo, delegato dell’abate di Montecassino per l’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, rendendo nota la lettera inviata a Mattarella – sarebbe pronta a snaturare e deturpare l’area, realizzando due enormi caverne nella ‘pancia’ di una montagna, chilometri di gallerie e di strade, profondi pozzi piezometrici, vari cantieri e discariche per impressionanti cubature; ciò, anche cementificando vaste aree boschive e convertendo due preziosissimi e vitali laghi – quelli di Alfedena (L’Aquila) e Castel San Vincenzo (Isernia) ad esanimi bacini di pompaggio”.

Recentemente anche il coordinamento No Pizzone II, ad Alfedena, è nato per fermare l’omonimo progetto dell’Enel che prevede opere per la costruzione di una centrale idroelettrica nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm) e nelle aree limitrofe.

“Il progetto prevede, tra l’altro, lo scavo di 10 km di gallerie nelle montagne con anni e anni di fasi di cantiere – afferma il coordinamento – con produzione di un milione di metri cubi di inerti in un luogo unico dal punto di vista della biodiversità a partire dall’orso bruno, anche con accumulo permanente in loco”.

Sulla questione sono intervenute anche sette associazioni (Stazione Ornitologica Abruzzese, Salviamo l’Orso, LIPU, Altura, Italia Nostra, Mountain Wilderness e Gruppo di Intervento Giuridico) che hanno inviato a tutti gli enti, dal Ministero dell’Ambiente al Parco nazionale del Gran Sasso, la richiesta di immediata archiviazione del progetto che “viola palesemente numerose norme della Legge quadro sulle Aree Protette 394/1991 nonché il Piano del Parco. Tra queste il divieto di alterazione del ciclo delle acque, quello relativo all’asportazione di minerali, quello concernente l’uso di esplosivi e quello sull’alterazione della qualità di acqua e aria”.

Le associazioni hanno ricordato che il progetto dell’Enel è “semplicemente vietato dalle norme” e che quindi è da archiviare.

<Enel vuole bucare pure il Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Lo scorso febbraio ha avviato la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale per un progetto di realizzazione di nuovi impianti attraverso lo scavo con esplosivo di oltre 2 km di gallerie e di una grande caverna tra il Lago di Campotosto e quello di Provvidenza in pieno territorio del Parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga. Il tutto per potenziare i pompaggi di acqua tra i due laghi. Peccato però che la stessa società nella documentazione depositata ammetta in maniera inequivocabile che gli scavi amplieranno, per quanto riguarda le acque sotterranee, “i volumi drenanti e conseguentemente abbassando ulteriormente il livello di falda“.

Secondo i tecnici di Enel “le nuove opere aumenteranno l’effetto di drenaggio profondo e potranno pertanto estendere il cono di influenza della perturbazione. Le sorgenti captate più prossime alla centrale (Sferraccione alto e basso e Mattone) distano circa 2-2.5 km, a quote superiori da 200 m a 380 m rispetto al fondo dello scavo sotterraneo, non si può pertanto escludere che lo scavo possa produrre una interferenza con una riduzione delle portate.” Per quanto riguarda le acque superficiali, i tecnici di Enel dicono testualmente che “le fasi di cantiere possono essere fonte di impatto a causa della possibile perdita di sostanze inquinanti che potrebbero compromettere la qualità delle acque del lago Provvidenza e quelle del fiume Vomano.” Aggiungiamo noi, dove c’è un potabilizzatore, quello di Piaganini, che fornisce di acqua potabile tutta la provincia di Teramo e centinaia di migliaia di persone. Peccato che i tecnici di Enel si siano proprio dimenticati di questo piccolo particolare…
 
Che dire poi degli scavi con l’esplosivo? Così i tecnici dell’Enel descrivono l’operazione all’interno dell’area protetta “L’esplosione provoca, oltre alla frantumazione della roccia, una grande quantità di polvere che si mescola con i gas generati dall’esplosione. Per poter riprendere le attività di disgaggio e smarino del materiale frantumato, l’aria carica di polvere e gas deve essere allontanata dal tunnel, immettendo aria fresca. Questo viene fatto attraverso i sistemi di canalizzazione dell’aria ovvero lunghi tubi di acciaio oppure di plastica collegati sulla volta del tunnel. Le tubazioni convogliano aria fresca al fronte di scavo. La differenza di pressione localizzata spinge l’aria sporca verso l’uscita del tunnel. Secondo il progetto si produrranno circa 250.000 mc di inerti.
En passant citiamo anche altre questioni rilevanti, dall’effetto di estremizzazione delle già pesanti oscillazioni del livello dei due laghi all’esistenza ammessa dagli stessi tecnici di faglie mappate dall’INGV>.