Mancano solo due giorni alla fatidica data del 7 novembre, giorno in cui si conoscerà il verdetto definitivo del Consiglio di Stato sull’abbattimento selettivo di 469 cervi in Abruzzo
E mentre si attende il pronunciamento ultimo della magistratura che dirà ai cacciatori se imbracciare o deporre i fucili, al Tg8 abbiamo ascoltato il parere dell’esperto.
«I numeri che abbiamo sono certamente rappresentativi di una crescita forte della popolazione che dipende dalla disponibilità di aree e di risorse alimentari che in Abruzzo oggettivamente ci sono, ma non si può parlare di una crescita esponenziale», spiega Simone Angelucci, responsabile del servizio veterinario del Parco nazionale della Maiella.
«Si può decidere di iniziare a gestire la popolazione di cervi, che è una cosa legittima sotto il profilo normativo, ma sotto il profilo procedimentale la questione va sicuramente affinata. Non entro nel merito nella decisione della Regione, che è di natura politico-istituzionale. Molte regioni fanno gestione del cervo, ma gli abruzzesi sono abituati a vedere questi ungulati come animali oggetto di conservazione, perché non c’è da noi la tradizione venatoria che per esempio esiste in molte regioni mitteleuropee; quindi non è facile avviare questo tipo di attività che andrebbe affinata, perché mancano delle cose da fare.»