Chieti, 7 anni per l’accoltellamento di Cristian Cipressi

A Chieti condannati a 7 anni e 1 mese di reclusione Luigi Coppola, 26 anni di Scafati, e Carmine Gallo, 29 anni di Torre Annunziata, per l’accoltellamento del 29enne teatino Cristian Cipressi

L’episodio avvenne nella notte fra il 25 e il 26 febbraio del 2017 davanti a un pub di Chieti Scalo. Il giudice del Tribunale di Chieti ha emesso la condanna escludendo l’aggravante dei futili motivi. Il pm Marika Ponziani aveva chiesto 7 anni.

I due, accusati di tentato omicidio, sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e condannati a risarcire i danni in separato giudizio alla parte civile. La difesa e gli stessi imputati, che hanno reso dichiarazioni spontanee, hanno puntato sulla legittima difesa.
All’origine del violento episodio ci sarebbero gli apprezzamenti su una ragazza che era in compagnia della vittima. Gallo, nelle dichiarazioni spontanee ha ricordato l’arrivo di Cipressi con la fidanzata e ha detto di averlo visto solo quando lui gli si è avvicinato dicendogli “cosa ti guardi, e subito ha iniziato a dare testate”. Poi ha raccontato che il giovane si sarebbe scagliato contro di lui ma “io avevo un coltellino in tasca, faccio uso di stupefacenti e tagliavo delle piccole dosi per farne uso, mi sono difeso, siamo andati a finire per terra, sui tavoli”.

Coppola, che ha detto di conoscere la zona in quanto era sotto programma di protezione, ha sostenuto di essere stato colpito da Cipressi con una testata in faccia:

“Mi ha dato una testata diretta e mi ha buttato a terra, mi ha steso ko, tentavo di rialzarmi, mi sono girato ho visto lui e mio fratello che sono cascati sopra i tavolini e per terra. In quell’istante io non ci ho capito niente più e siamo scappati”.

Per la pm Ponziani l’aggressione non nasce come forma di legittima difesa, perché Cipressi era solo e gli aggressori erano almeno in tre. Furono loro ad aggredire Cipressi, che non era armato, mentre gli imputati avevano un coltello e le loro lesioni sono compatibili con
l’incidente stradale che li vide protagonisti durante la fuga. L’accusa ha poi sottolineato che, anche se non c’è mai stato pericolo di vita della persona offesa, vi fu una assoluta idoneità sia della condotta sia del mezzo utilizzato per portare l’aggressione: il coltello era assolutamente idoneo a cagionare la morte di un soggetto poiché la zona attinta, per due volte, è un distretto contiguo al cuore. Inoltre vi sarebbe stato
anche il tentativo di colpire Cipressi al collo.