Chieti: disagi al Pronto Soccorso, la storia di Italo e la ASL che se la prende con i giornalisti

Un dolore lancinante alla mano destra e, su consiglio del proprio medico di base, la corsa al Pronto Soccorso di Chieti. Mai avrebbe immaginato, Italo Ceccarelli percettore del reddito di cittadinanza e lavoratore socialmente utile per il Comune di San Giovanni Teatino, che da quel momento per lui sarebbe iniziata una vera e propria odissea, raccontata al nostro Luca Pompei sui social di Rete8.

Dalle 15.00 circa del 22 agosto, una lunga attesa fino alle 22.00 inoltrate, quando un’infermiera, nemmeno in modo poi così garbato, gli comunica che l’ortopedico aveva già finito di lavorare da almeno due ore e che sarebbe stato meglio tornare la mattina dopo. Con un dolore sempre più forte alla mano che Italo temeva essersi fratturata, decide armato di santa pazienza, dopo 5 ore di inutile attesa, di tornare il giorno dopo e alle 7.00 è già li ad aspettare il suo turno. Tuttavia gli operatori sanitari del Pronto Soccorso di Chieti gli concedono attenzione soltanto intorno alle 12.30 quando decidono, finalmente, di fare delle lastre. Da quel momento passano altre cinque ore per sentirsi dire che la mano non è rotta, ma che è presente una fastidiosa cisti che comprime i nervi della mano stessa, una rapida fasciatura e “arrivederci e grazie”. “La cosa che più mi ha mortificato – ci racconta Italo – è quella di non essere stato trattato come un essere umano, io ed altre persone presenti lì, tra cui un ragazzo arrivato alle dieci di sera del 22 dopo aver fatto un incidente, l’ho trovato sempre lì il giorno dopo, ed era ancora lì quando alle 17.00 circa del 23 agosto sono tornato a casa. Tutto questo lo trovo a dir poco disumano”.

La storia di Italo raccontata in diretta Facebook:

PUBBLICHIAMO LA REPLICA DELLA ASL DI CHIETI – In una nota l’Azienda parla di “processi mediatici” e “racconti di parte”, pertanto ci offre la sua posizione. Secondo la ASL si trattava di “un paziente che doveva essere trattato nell’ambito delle cure primarie, o delle visite specialistiche programmate, perché una cisti tendinea non deve arrivarci proprio in Pronto Soccorso che, come dovrebbe essere noto soprattutto ai medici di medicina generale, accoglie le urgenze”. Secondo la ASL “l’urgenza pretesa dalla gran parte degli utenti che varcano la soglia del Pronto Soccorso non è un’urgenza clinica, bensì un’urgenza di “velocità”, finalizzata ad avere risposte rapide che, per altre vie, sarebbe più lungo ottenere. E quando è così, con onestà e altrettanta umiltà l’utente può e deve mettere in conto attese dilatate anche di ore per veder esaudita la pretesa “urgenza”. Poi il monito nei nostri confronti: “Evitare mistificazioni è semplice: basta verificare i fatti”.

 

LE NOSTRE CONSIDERAZIONI – Prendiamo atto del contributo alla ricostruzione dei dati di fatto: anche nell’esposizione della ASL essi sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli da noi esposti. Lasciamo ai lettori e ai telespettatori (e alla politica che ne risponde di fronte all’opinione pubblica) ogni considerazione rispetto alle valutazioni espresse da chi gestisce questa ASL riguardo ai medici di famiglia, e alla gran parte dei pazienti della provincia di Chieti che si rivolgono ai Pronto Soccorso. Rigettiamo invece l’etichetta di “mistificatori” e di giornalisti “che non verificano i fatti”, i quali, ripetiamo, sono coincidenti con quanto confermato dalla stessa ASL nella sua nota.