Chieti: inneggiava all’odio promuovendo un califfato islamico, pakistano espulso

Un 31enne pakistano, da tre anni dipendente di una ditta di lavaggio auto a Chieti, è stato espulso a causa della violenza con la quale su profili social inneggiava all’odio e al non rispetto delle leggi democratiche italiane.

I Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Chieti, coadiuvati dall’Ufficio Immigrazione della locale Questura, hanno dato esecuzione al decreto di espulsione amministrativa per motivi di ordine e sicurezza pubblica, emesso dal Prefetto teatino, nei confronti del 31enne pakistano FAIZ Arslan.

Gli elementi contro il giovane sono stati raccolti nel corso di una complessa indagine condotta dal ROS e dal Comando Provinciale Carabinieri di Chieti, sotto la direzione dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo de L’Aquila. Le investigazioni, dirette dal Procuratore della Repubblica Dott. Michele Renzo e del Sost. Proc. Dott.ssa Simonetta Ciccarelli,  hanno consentito di raccogliere una serie di elementi indicativi di un rapido processo di “radicalizzazione”.

Un approfondito monitoraggio delle attività eseguite dal pakistano sul web e tramite profili social  ha evidenziato foto e commenti inneggianti alla formazione di un Califfato islamico e al Jihad, sentimenti di odio e disprezzo per le istituzioni democratiche, nonché un completo disinteresse verso l’integrazione nella comunità italiana. Insomma, il 31enne  portava avanti condotte orientate alla propaganda e al sostegno in favore di alcune organizzazioni di segnalata natura estremista o, comunque, ad esse riconducibili.

Le prove dell’estrema pericolosità sociale raccolte hanno consentito alla Questura di revocare il permesso di soggiorno di cui era titolare: verrà allontanato dall’Italia poiché l’ulteriore permanenza sul territorio nazionale potrebbe agevolare organizzazioni o attività terroristiche, anche internazionali.

Attualmente FAIZ Arslan è stato condotto presso un Centro per Rimpatri, con ordine di trattenimento del Questore, in attesa delle procedure tese all’allontanamento dal territorio nazionale.

 

Barbara Orsini: