Chieti: la discarica di Furci dovrà ripartire dalla V.I.A.

Il Consiglio di Stato ha respinto l’appello della società Vallecena confermando l’annullamento dell’autorizzazione alla discarica di Furci

La discarica per rifiuti non pericolosi a Furci (Chieti) coprirebbe 150.000 metri cubi. A dare notizia del pronunciamento del Consiglio di Stato è il Forum H2O Abruzzo.

“Siamo contenti che il Consiglio di Stato abbia confermato le nostre perplessità sull’iter amministrativo – dice il sindaco di Furci, Fabio Di Vito – Questa amministrazione si è sempre opposta a un progetto che ritiene negativo per l’ambiente e la salute pubblica. Ringrazio i 28 sindaci e le amministrazioni dei comuni che hanno partecipato alla mobilitazione contro questa iniziativa e l’avvocato Herbert Simone che, con il suo competente impegno, ha difeso il Comune in sede giudiziaria. Ringrazio altresì il mio predecessore Angelo Marchione che ha avviato la battaglia giudiziaria quando era sindaco”.

A spiegare i dettagli è l’avvocato Simone:

“Il Consiglio di Stato ha confermato che il nuovo progetto andava sottoposto alla Valutazione d’Impatto Ambientale diretta e non alla più semplice verifica di assoggettabilità a V.I.A.  possibile per legge solo per interventi già realizzati o in corso di realizzazione, quindi, già autorizzati. L’iter del precedente progetto era da ritenersi decaduto in quanto trascorsi troppi anni dal primo ok ricevuto nel 2012, peraltro su un intervento dai contenuti tecnici diversi. Invece, il Comitato V.I.A. ha dato improvvidamente l’assenso a una variante di quel progetto mai autorizzato né realizzato, neanche in parte. Ora, con la bocciatura sia dell’Autorizzazione Integrata Ambientale sia della procedura di V.I.A., un’eventuale riproposizione dell’intervento dovrà ripartire dall’inizio, cioè dalla V.I.A.”

Il commento di Augusto De Sanctis del Forum H2O:

“In questi anni abbiamo dato tutto il nostro sostegno al Comune di Furci – dice  – con un sindaco che ha creduto in una lotta che ha coinvolto tanti cittadini impegnati a difendere la propria terra. Un bell’esempio di collaborazione tra movimenti e istituzioni locali. Partecipammo anche alle conferenze dei servizi presso la Regione Abruzzo evidenziando tutti i vizi del procedimento che oggi sono stati riconosciuti anche dai giudici. Peccato che la Regione si sia dimostrata refrattaria a qualsiasi argomentazione di metodo e di contenuto. Piuttosto, ora la Regione dovrebbe
impegnarsi per risolvere le criticità ambientali della valle del Torrente Cena”.