Ha testimoniato in video conferenza da Tubinga, la città tedesca in cui risiede, ma le sue risposte alle domande del pm Simonetta Ceccarelli sono state caratterizzate da una serie di “no”, “non so” e “non ricordo”.
Giulia Maria Weber può essere considerata un teste chiave, l’ultimo prodotto dall’accusa, nel processo, in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Chieti, a Stefano Costantini, il 24enne ritenuto un foreign fighter, nato in Svizzera da genitori di Loreto Aprutino, accusato di aver partecipato, dal 2015, all’associazione terroristica di matrice islamista Jahbat Al Nusra, ritenuta un’articolazione di Al Qaeda in Siria.
Secondo l’accusa l’uomo dopo essersi trasferito con la compagna e i figli nella provincia di Idlib, è diventato parte integrante dell’associazione terroristica, arruolandosi per compiere atti di violenza con finalità di terrorismo e appoggiando le finalità belliche in territorio siriano contro lo stesso stato sovrano della Siria e contro le milizie curde. Nel 2014 la Weber era in Siria con l’allora marito e abitava insieme a Costantini e la convivente. Rispondendo al Pm la testimone ha smentito le dichiarazioni rese a suo tempo nel corso di un lungo interrogatorio e, fra queste, che Costantini le avesse mai raccontato di essersi addestrato come attentatore suicida e che volesse morire come un martire.
Risposte dinanzi alle quali il Pm ha proceduto ad una serie di contestazioni. Costantini, difeso dall’avvocato Massimo Solari, ha partecipato all’udienza in videoconferenza dal carcere di Ferrara. La Corte d’Assise, presidente Guido Campli, a latere Maurizio Sacco, ha fissato la prossima udienza per il 26 gennaio 2022. Per quella udienza è stata citata la convivente di Costantini che attualmente si trova in Turchia. L’avvocato Solari oggi ha prodotto la sentenza che, per gli stessi fatti, ha mandato assolta la donna in Turchia.