Sei proposte di legge di iniziativa popolare per invitare Governo e Parlamento a confrontarsi su importanti questioni. E’ questa l’ultima iniziativa intrapresa dai Radicali italiani, che hanno depositato i testi in Cassazione
Due delle sei proposte di legge si occupano di temi sempre più al centro del dibattito politico: l’energia e il suolo. I disastri causati dagli eventi climatici estremi rendono sempre meno credibili i negazionismi del climate change che siedono in Parlamento e hanno costretto lo stesso governo a cambiare in parte il suo atteggiamento rispetto a un’emergenza sempre più incombente. I Radicali chiedono di superare la competenza tra Stato e Regioni in materia di energia, lasciandone la gestione esclusivamente allo Stato per velocizzare la realizzazione di infrastrutture, soprattutto per lo sviluppo delle rinnovabili. Per contrastare il consumo di suolo, la proposta di legge depositata punta ad agevolare e promuovere il riutilizzo aree edificate abbandonate introduce la compensazione ambientale.
Dall’aborto al sex work, la battaglia dei radicali. Il diritto all’aborto è oggi nel mirino delle frange più estreme della destra. La proposta parte dall’assunto che la legge 194 non garantisce un vero diritto all’aborto, ma lo consente in specifici casi. Il testo depositato impone che sia garantito un autonomo diritto di scelta e autodeterminazione, abbattendo gli ostacoli morali e amministrativi come l’obiezione di coscienza, che oggi rende impossibile l’IVG nelle strutture pubbliche di vaste aree del Paese. Quasi “futuristica”, soprattutto in un Paese culturalmente arretrato come l’Italia, la proposta sulla decriminalizzazione del sex work, che punta a rimuovere tutti i divieti, le sanzioni e gli ostacoli, riconoscendo il lavoro sessuale come autonoma e legittima professione.
Debito dello Stato e povertà. Il debito commerciale dello Stato nei confronti delle imprese supera i 60 miliardi di euro e questo genera un grande problema di liquidità a tutto il sistema produttivo. I Radicali chiedono che i professionisti e le imprese che vantano un credito con lo Stato possano utilizzarlo per il pagamento di imposte e contributi o cederlo a un intermediario finanziario. Per il contrasto alla povertà, altro tema su cui il governo Meloni sembra fare orecchie da mercante dopo la parziale abolizione del reddito di cittadinanza, si propone un reddito minimo di inserimento per rispondere alle esigenze di un quarto della popolazione italiana oggi a rischio povertà o esclusione sociale a causa di diritti approssimativi, salari bassi e contratti a termine.
Per rendere i sei quesiti oggetto di discussione parlamentare, serviranno 50 mila firme per ogni testo, da raccogliere nei prossimi sei mesi. “Il primo gennaio del 2022 sarebbe dovuta partire la piattaforma del governo per far sottoscrivere tutti i referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare digitalmente – ha spiegato Giulia Crivellini -. Questo in virtù di una grande battaglia”.