Regione Abruzzo sempre più protagonista d’innovazione e inclusione con il progetto che dà un nuovo ruolo ai detenuti e li porta a confrontarsi con la società, per riflettere sul loro vissuto e rinascere liberi dal giudizio
Nuovo importante evento organizzato a Pescara nell’ambito del progetto Fenice Felice grazie al Contributo della Regione Abruzzo, con la proiezione del film “LA PAROLA AGLI IMPUTATI” che si svolgerà sabato 23 aprile alle 16 presso il Mediamuseum alla presenza delle Istituzioni e a cui, in via assolutamente straordinaria, parteciperanno i detenuti attori della Casa Circondariale di Chieti. I detenuti protagonisti del film saranno accompagnati con presidio di sicurezza al Mediamuseum, per assistere alla proiezione e confrontarsi con i 100 invitati in un dopo-spettacolo di dibattito durante il quale racconteranno l’esperienza di partecipazione al corso di teatro in carcere durante il difficile periodo dell’espiazione della pena.
Il progetto teatrale realizzato in collaborazione con la Casa Circondariale di Chieti e, in particolare, con l’Area Trattamentale, ha avuto tra gli obiettivi fondamentali quello di stimolare la capacità di riflessione critica delle persone detenute coinvolte e la disponibilità alla rivalutazione delle proprie esperienze, per approfondire quotidianamente il senso della rieducazione come finalità costituzionale della pena.
Il film li vede interpretare la parte dei giurati, in uno straordinario scambio di ruolo in cui sono chiamati a giudicare la condotta del reo dal punto di vista della società, riflettendo sull’importanza del proprio percorso educativo e riabilitativo, l’unica strada in grado di condurli al riscatto morale. Lo spettacolo, strutturato inizialmente in forma teatrale, è stato rielaborato in versione filmica con apposita regia cinematografica, al fine di consentire la visione in più repliche di una pièce davvero unica. L’evento sarà una preziosa occasione di scambio tra istituzioni e società, testimoniando le concrete azioni che un vero patto di comunità territoriale può attivare per prevenire e contrastare povertà educativa, isolamento, violenza e intolleranza.
INTERVENGONO Franco Pettinelli – Direttore della Casa Circondariale di Chieti Maria Rosaria Parruti – Presidente del Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila Gianmarco Cifaldi – Garante Regionale dei Detenuti Pietro Quaresimale – Assessore alle Politiche sociali della Regione Abruzzo INTRODUCE Stefania Basilisco – Capo Area Giuridico – Pedagogica della Casa Circondariale di Chieti. MODERA Serenella Di Michele – Reponsabile del progetto “Fenice Felice”. Risposta ad avviso pubblico della Regione Abruzzo per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza regionale promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del terzo settore per la realizzazione di attività di interesse generale di cui all’art. 5 del codice del terzo settore
Nota del Regista: “La parola agli imputati” -libero adattamento de “La parola ai giurati” di Reginal Rose portato al cinema nel 1957 da Henry Fonda per la regia di Sidney Lumet- è un’opera che si svolge in un unico spazio ambientale: una sala chiusa a chiave, dove dodici giurati si confrontano per decidere, in base alle testimonianze e agli atti processuali, se un ragazzo di diciotto anni sia
colpevole dell’omicidio del padre e condannarlo così alla pena di morte. Soltanto uno di loro non è convinto della sua colpevolezza e, pian piano, riuscirà a smantellare attraverso un serratissimo confronto verbale le convinzioni, i pregiudizi, le barriere mentali e le debolezze dei suoi colleghi, inseminando in ciascuno un ragionevole dubbio. L’imputato non comparirà mai. Partendo da questo la regia propone un paradosso metacomunicativo: il “grande assente” è di fatto presente in tutti gli attori in scena: i detenuti della casa circondariale di Chieti. Nella metacomunicazione fra auditorio e scena, la regia propone il ribaltamento dei ruoli: i detenuti sono posti nella veste di giurati – e come tali chiamati a dichiarare l’innocenza o la colpevolezza dell’imputato sulla base dei fatti e non di interessi personali- mentre il pubblico è per contro invitato a entrare nel vissuto di un giovane che rischia di finire sulla sedia elettrica. Data la peculiarità degli interpreti, sia il
pubblico sia gli attori sono portati – sul piano della realtà e non su quello della finzione scenica – a uscire dal proprio ruolo e a valutare gli eventi da un altro punto di vista, rinunciando in tal modo ai rigidi meccanismi di pensiero che spesso ci governano e ci inducono a guardare le cose in modo unilaterale.