Gabriel aveva solo 18 anni quando è stato investito e ucciso da un pirata della strada ubriaco. Ad un anno dalla morte, a Città S. Angelo, Gabriel Di Giorgio sarà ricordato in una fiaccolata da familiari, amici e concittadini.
Il 12 agosto del 2015 Gabriel Di Giorgio è stato travolto da un automobilista campano di venti anni che circolava ubriaco su viale Petruzzi. Gabriel stava attraversando le strisce pedonali con in mano il suo monopattino quando il campano lo ha investito. Il giovane automobilista, identificato e processato, ha chiesto il patteggiamento ed è stato condannato ad un anno e 8 mesi per omicidio colposo e guida in stato di ebbrezza, pena sospesa. Mentre il giudice accoglieva il patteggiamento, il Parlamento era impegnato nella discussione sull’omicidio stradale.
“Una sentenza che – dichiararono i genitori – ha ucciso Gabriel per la seconda volta”.
Gabriel è morto due giorni dopo il ricovero in ospedale e da quel momento i genitori non si danno pace. La fiaccolata di domani partirà da via Collina 29, a Città Sant’Angelo, alle 21:00. Il padre di Gabriel ha affidato ad una lettera il suo dolore e la sua rabbia:
“Quanto è crudele la giustizia umana… Un ragazzo di 18 anni muore…falciato sull’asfalto, tolto all’amore dei genitori e dei suoi amici, gli viene sottratta con violenza la vita, gli vengono tolte per sempre le speranze, il futuro ed ogni cosa bella che la vita gli avrebbe riservato, muore nel fiore degli anni e come sacrificio estremo dona gli organi concedendo ad altri esseri umani ‘condannati’ di continuare a vivere. Un ragazzo di 20 anni ineducato alla vita, un ragazzo senza valori umani e civici (…scappato senza prestare aiuto) un ragazzo avvezzo a vivere ai limiti della legalità (con alto tasso alcolemico e sotto effetto di sostanze) un ragazzo che ha dimostrato di non apprezzare la vita altrui mettendosi alla guida della sua auto in condizioni inaccettabili, un neo patentato che confonde la strada con i video giochi, dove per vincere bisogna abbattere tutti quelli che incontra lungo la strada, questo ragazzo viene condannato ad una pena minima…senza che abbia potuto scontare la sua pena, la sua misera pena, quella pena che le nostre leggi hanno l’infamia di chiamare ‘giusta’ solo perché un giudice l’ha applicata con una normalità scandalosa, come si recita la prima quartina di un sonetto, concedendo al ‘ condannato’ di evitare anche un solo giorno di galera…senza che abbia potuto vivere l’incubo del carcere…nemmeno per un’ora…come può un ragazzo di 20 anni capire ciò che ha fatto senza espiare, senza portare il peso e l’infamia della galera, continuando a vivere la sua vita?”.