Gli studenti dell’istituto onnicomprensivo di Città Sant’Angelo donano nuova vita ai banchi a rotelle acquistati durante la pandemia
Dall’Istituto onnicomprensivo di Marina di Città Sant’Angelo arriva “l’uovo di colombo” destinato a dare nuova vita ai banchi a rotelle, che, acquistati durante il Covid per garantire il distanziamento tra gli studenti nelle aule, passata l’emergenza sanitaria sono stati relegati nei vari depositi degli edifici scolastici a prendere polvere. Milioni di euro spesi a fronte di un inutilizzo pressoché generalizzato.
L’intuizione di una soluzione, che prevede un riutilizzo dei banchi a rotelle, arriva da Michelangelo Brandimante, professore di Tecnologia, e dai suoi alunni della scuola secondaria di I grado del centro angolano.
Un’analisi dei pro e contro dei supporti fino ad arrivare alla loro nuova vita. I ragazzi hanno smontato e ridisegnato il banco riuscendo a mettere un nuovo piano di appoggio, rendendolo così funzionale per l’utilizzo nelle esercitazioni pratiche di tecnologia e arte.
L’aggiunta di un supporto in Mdf (pannello di fibra a media densità), leggero ed economico, permetterà, attraverso l’aggancio sul bordo di rilievo, l’utilizzo pieno ed efficace della superficie a disposizione per il disegno.
L’idea è stata accolta con entusiasmo dalla Dirigente scolastica Lorella Romano che si è attivata per reperire i fondi e le prime 60 tavolette sono già in uso nella scuola.
L’idea dell’istituto angolano è già un esempio a livello nazionale e potrebbe portare a dare un nuovo senso all’ingente spesa affrontata dallo Stato.
«Ho appoggiato sin dall’inizio l’idea del professor Michelangelo Brandimarte e dei suoi studenti perché hanno risolto un problema importante e migliorato la funzionalità di 60 banchi a rotelle, desinati all’oblio dei magazzini scolastici», dichiara la dirigente Lorella Romano. «Il professore ha coinvolto studenti, famiglie, colleghi e la loro intraprendenza ha capitalizzato un bene comune, da molti abbandonato nelle discariche con evidenti danni per l’erario dello Stato. E poi, come ci insegna l’indimenticabile Bruno Munari, da cosa nasce sempre cosa.»
«Tecnologia vuol dire trasformazione e non potevo non far nulla di fronte all’esigenza dei ragazzi di un piano di lavoro comodo e funzionale aggiunge Michelangelo Brandimarte. «Ho colto la palla al balzo per farli lavorare su qualcosa di concreto e tangibile in cui potessero mettere alla prova le loro competenze e acquisirne di nuove, migliorando il loro ambiente di lavoro e sentendosi parte della comunità scolastica.»