Concessioni balneari: per D’Alfonso quella del governo Meloni è una farsa

“Sulle concessioni balneari il governo Meloni continua con la sua farsa pilatesca”: così Luciano D’Alfonso secondo il quale si va “dall’impossibile al decidere di non decidere”

D’Alfonso spiega: “Prima ha tentato l’impossibile, promuovendo una proroga delle concessioni che è stata demolita in tutti i livelli di giudizio (Corte di Giustizia europea, Consiglio di Stato, Corte costituzionale, giurisprudenza amministrativa e Autorità garante della concorrenza e del mercato); ora decide di non decidere, lasciando nel limbo imprenditori, lavoratori, Comuni e Regioni. Ma il termine per bandire le gare, fissato al 31 dicembre 2024, è sempre più vicino, così come la procedura d’infrazione comminata dall’Unione Europea. Il 20 maggio scorso ho presentato un emendamento e depositato un’interrogazione a risposta scritta sulla direttiva Bolkestein: l’emendamento è relativo alla Proposta di legge Zucconi e altri (presentata in Commissione Finanze) di modifica dell’articolo 49 del Codice della Navigazione, nella parte in cui non prevede indennizzi per i concessionari da parte dello Stato alla scadenza della concessione. Premesso che in tema di concessioni balneari la mia posizione è che le gare devono essere fatte, la ratio dell’emendamento è quella di indicare, finalmente, le condizioni alle quali si devono uniformare le amministrazioni concedenti le concessioni balneari ai fini dell’espletamento della gara”.

D’Alfonso conclude “ribadendo l’ineluttabilità delle gare e la relativa necessità di individuare criteri precisi. L’interrogazione è indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per il Turismo, al Ministro per gli Affari Europei, Sud e Politiche di coesione e PNRR, al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, al Ministro per gli Affari Regionali e Autonomie, al Ministro per l’Ambiente e al Ministero per le Politiche del mare per sapere quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per completare la mappatura delle spiagge, fondamentale per definire gli ambiti funzionali ottimali al livello più vicino al territorio e per conoscere la consistenza di ogni gara, e quindi per attivare le gare, promuovendo la valorizzazione delle situazioni derivanti dalla giurisprudenza e dalle realtà sociali, occupazionali, progettuali e contrattuali in essere, evitando così il perpetrare di iniziative prive di futuro”.

Appare dunque sempre più urgente l’indizione delle gare con l’individuazione di criteri ben definiti per consentire ai tanti operatori onesti di vedere riconosciuti l’avviamento della propria attività e gli investimenti fatti nella stessa. Ma c’è bisogno di un quadro normativo chiaro e uguale per tutti, e questo è compito del governo.Si potrebbero ritagliare dei livelli territoriali ottimali e, inquadrato il tipo di gara da esperire, si potrebbero stabilirne le regole, tenendo conto del valore delle gestioni precedenti, inserendo punteggi differenziati sulla base della qualità dei servizi, della sostenibilità sociale e ambientale, della sostenibilità del piano degli investimenti in relazione alla tipologia della concessione da gestire e della capacità di interazione del progetto da valutare con il complessivo sistema turistico ricettivo del territorio locale. C’è anche la direttiva 2014-89-UE che incoraggia la tutela condivisa e partecipata dello spazio marittimo corrispondente alla terraferma delle nostre spiagge”.

D’Alfonso si augura che non si perda più tempo: “Le norme ci sono, ora non si deve più perdere tempo: il governo si dia una mossa, altrimenti Regioni e Comuni dovranno andare in ordine sparso e sarà il caos”.

Barbara Orsini: