Coronavirus Abruzzo: asili nido all’Aquila in crisi, grido d’allarme dei titolari

Coronavirus Abruzzo: in una lettera accorata sei asili nido aquilani lanciano l’allarme. Nelle condizioni che ipotizza il Governo loro non riusciranno a riaprire. Una crisi gravissima che ucciderà piccole imprese e metterà in difficoltà anche le famiglie.

E’ una crisi gravissima all’Aquila come nel resto d’Italia per gli asili nido privati, una crisi senza precedenti che porterà secondo gli operatori a molte chiusure, a danno di famiglie e bambini. Da due mesi i servizi per l’infanzia e le scuole sono stati chiusi, sono i primi ad essere stati colpiti dal lockdown. In questi giorni, scrivono i titolari di sei asili aquilani: La Culla, Wuascaranza Baby, Scarabocchio, Il Giardino delle Fiabe, Parco del Vera e Nanny Park, si è parlato di una riapertura per i servizi da 0 a 6 anni ma secondo gli operatori i “fantaprotocolli” che il Governo sta ipotizzano non permetteranno di riaprire.

Ipotesi come riduzione del numero di bambini per educatore, adeguamento degli ambienti per garantire il distanziamento con percorsi differenziati in entrata e uscita, tamponi al personale dipendente e Dpi, sanificazioni più volte al giorno e ulteriore sanificazione a scadenza quindicinale da parte di ditte specializzate, riduzione dell’orario di frequenza dei bambini con possibilità di più turni giornalieri e responsabilità civile e penale dei titolari per i contagi non permetteranno a molti di riaprire le attività. Tali condizioni comporterebbero costi esorbitanti che gli asili non vogliono far ricadere sulle famiglie perchè sarebbe inevitabile un aumento delle rette.

“Abbiamo sempre lavorato con e per le famiglie e vorremmo continuare a farlo – scrivono – con protocolli adeguati e magari anche con un contributo da parte delle amministrazioni competenti.
I servizi all’infanzia si caratterizzano per una importante connotazione socio-educativa – affermano gli operatori – che fa fede al sotteso valore pedagogico. Il nostro è un lavoro di relazione a stretto contatto e ora più che mai potremmo garantire il distanziamento sociale nemmeno con piccoli gruppi.
La giornata al nido non può essere esente da continui contatti fisici tra educatore e bambino (l’accoglienza, la pappa, il cambio, la nanna e il gioco).
Con queste linee guida il Governo ci sta chiedendo praticamente di chiudere privando le famiglie di un servizio essenziale”.

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Daniela Rosone: