Coronavirus Abruzzo: ricerca dell’Univaq sul sonno, peggiora la qualità

Coronavirus Abruzzo: peggiora la qualità del sonno con la pandemia in corso. Lo studio è dell’Università dell’Aquila e del professor Michele Ferrara ma ha coinvolto un campione vasto in tutta Italia. Ricalca una situazione molto simile a quella del post sisma

 

Parte dall’Aquila e dalla sua Università una ricerca che ha coinvolto tutta Italia sugli effetti del coronavirus sul sonno. Lo studio è stato somministrato attraverso un questionario “il sonno ai tempi del coronavirus” a ben 13 mila italiani. Di questi 1000 persone hanno risposto sull’Aquila e 1650 in generale in Abruzzo.

Più della metà degli aquilani che ha partecipato ha avuto ripercussioni negative sul sonno e sulla qualità del riposo con disturbi sviluppati molto simili a quelli del post terremoto. La ricerca è stata sviluppata dal laboratorio di Psicofisiologia del sonno e Neuroscienze dell’Universitá dell’Aquila ed ha avuto il suo start il 25 marzo. L’indagine si è rivolta a persone al di sopra dei 18 anni. Il responsabile della ricerca è il professor Michele Ferrara, ordinario di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica che ha condotto lo studio con un dottorando di medicina, Federico Salfi.

I dati ottenuti dal questionario restituiscono un quadro molto dettagliato della situazione sul territorio. In particolar modo nella provincia dell’Aquila il 54% degli intervistati dichiara che la situazione attuale che il Paese sta vivendo ha impatto negativo sul sonno e il trend è in aumento continuo. Solo un 14% dichiara che l’impatto è positivo e motivato con l’alleggerimento del carico di lavoro quotidiano.

Sono cambiati anche orari e abitudini. Il 52% va a letto più tardi, il 56% ha posticipato l’orario di sveglia. L’identikit di chi non dorme più bene ha in primo piano le donne e over 50. Sono loro che hanno le situazioni più complicate ma, in generale, il 13% della popolazione abruzzese coinvolta nell’indagine ha un’insonnia cronica di gravità moderata. Sono anche i brutti sogni a popolare poi il riposo notturno di molti che hanno dichiarato che succede in diversi casi più di tre volte a settimana.

Il confronto con il post sisma è quasi inevitabile. Secondo il professor Ferrara la foto di oggi è quasi sovrapponibile a quella del 2009. Anche in quel caso gli effetti peggiori furono sulle donne e sugli anziani con un peggioramento notevole della qualità del sonno.

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