Il Sindacato Nazionale Autonomo Polizia Penitenziaria torna a parlare della salute dei propri colleghi e punta l’indice contro la gestione dell’emergenza per gli Istituti di Pena di Pescara e Chieti. “Assenza di organizzazione, agenti in balia di mille pericoli e detenuti a rischio contagio”.
“Manca un’organizzazione capace di gestire l’emergenza. Basti pensare che nella mattinata odierna un collega della CC di Pescara con una temperatura corporea di 37.8° C, salita ad un secondo controllo a 38° C, se da un lato non è stato fatto accedere in istituto, dall’altro è stato “trattenuto” in attesa presso la portineria e vari uffici per circa due ore, in un limbo di incertezze sul da farsi ed in assenza di un posto idoneo dove poter attendere le determinazioni. Il tendone del triage esterno è stato smontato alcuni giorni fa, ma forse oggi sarebbe tornato utile”.
E ancora: “Abbiamo assistito inermi alla rapidissima riapertura della sezione 2^ giudiziaria della CC di Pescara, avvenuta dopo l’effettuazione di un solo tampone ai detenuti e una chiusura precauzionale di un giorno. Le stanze sono state celermente riaperte ed è stata accordata ai detenuti la libera circolazione elevando il rischio di diffusione di eventuali contagi. La fotografia attuale dimostra l’impennata del contagio da 5 ad 11 detenuti di cui uno per cui si è disposto il ricovero. Cosa ancora più grave è che nella predetta sezione 2^ giudiziaria la Polizia Penitenziaria è salvaguardata non certo da tute anticontagio ma unicamente da una mascherina chirurgica e guanti in lattice; si pensi che a stento viene distribuito il disinfettante e la candeggina”.
“Non vanno meglio le cose presso l’istituto chietino Dove c’è un focolaio in stato avanzato che coinvolge 8 Agenti e oltre 50 detenuti, tutti positivi al COVID 19. In questo scenario il personale di polizia penitenziaria continua ad operare con il rischio di contagiarsi e conteggiare anche i propri famigliari”.