Un’analisi genetica e strutturale sulla sottovariante di Omicron 5 BQ.1, ribattezzata Cerberus, suggerisce che, “sebbene presenti diverse mutazioni Spike di interesse e un’elevata immuno-evasività degli anticorpi neutralizzanti, attualmente non ci sono prove circa la sua maggiore pericolosità o elevata capacità di espansione” rispetto alla ‘mamma’ Omicron 5
Lo ha stabilito uno studio italiano che ha coinvolto tra gli altri l’Università di Sassari, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, l’Istituto superiore di sanità e l’Università Sapienza di Roma, ora sulla piattaforma di condivisione BioRxiv e sottoposto all”International Journal of Molecular Science”. Intanto nei laboratori di Genetica molecolare dell’Università d’Annunzio di Chieti diretti dal Professor Liborio Stuppia, è stato sequenziato il primo caso di Cerberus in Abruzzo.