Il vaccino contro il covid non ci rende invulnerabili, però offre armi formidabili per aggredire il virus: gli anticorpi. Ma per quanto? Il Tg8 lo ha chiesto al professor Jacopo Vecchiet, direttore clinica Malattie Infettive a Chieti.
La scienza, più o meno d’accordo sui principi generali, è ancora al lavoro su dati in grado di fornire indicazioni universali. Naturalmente anche la gente si interroga sugli stessi temi; domande che si sono fatte ancora più pressanti dopo la notizia dell’operatrice sanitaria dell’aquilano risultata positiva al covid pur avendo già ricevuto vaccino e richiamo.
“Il vaccino evita la malattia, non il contagio. – Chiarisce il professor Jacopo Vecchiet, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Chieti – Non è una barriera fisica; se mi vaccino produco gli anticorpi (ormai ci sono studi che dimostrano che, già a distanza di qualche settimana dalla prima somministrazione, inizia la costruzione degli anticorpi che si consolida dopo la seconda).
Con il vaccino il virus non riesce a parassitare la cellula, quindi muore. Questo vuol dire che se il virus entra nell’organismo di un soggetto vaccinato non causa la malattia, perché trova gli anticorpi che la bloccano, però può essere che, per qualche giorno, anche se in maniera residuale, possa replicare nelle cellule dell’epitelio dell’apparato respiratorio. L’obiettivo della vaccinazione è creare una sorta di malattia in miniatura che consenta la costruzione di una difesa immunitaria e limiti i danni eventuali.
In linea di massima il soggetto vaccinato potrebbe avere un tampone positivo per un breve periodo, ma io consiglio sempre di vaccinarsi, le perplessità secondo me sono legate alla disinformazione. Quanto alle varianti, i vaccini attualmente in circolazione sembrerebbero in grado di coprire quella inglese. Mentre alcuni studi, non sull’uomo ma sulle colture cellulari, sembrerebbero indicare effettivamente una maggiore capacità del virus modificato con il ceppo brasiliano di avere più potenzialità di eludere il vaccino. Si sta ragionando se introdurre una terza dose per aumentare la quota anticorpale. In ogni caso disponiamo già di una risorsa importante: essendo il vaccino (almeno quello che stiamo facendo noi) costruito con dei frammenti di RNA, si potrebbero utilizzare per modificare i vaccini esistenti calibrandoli alle nuove varianti. Un meccanismo molto simile a quanto avviene con il virus influenzale”.