Della sua esistenza lo abbiamo appreso due anni fa, ma per mesi e mesi è rimasto un illustre – si fa per dire – virus sconosciuto. Oggi lo chiamiamo confidenzialmente Covid e ne sappiamo molto, molto di più, anche se non tutto.
Perché di fatto uno degli aspetti più odiosi della pandemia – la sua durata – è, invece, quello più interessante dal punto di vista della scienza, in quanto consente di recuperare dati a lungo raggio e su vasta scala. Lo sta facendo, per esempio, una ricerca condotta ancora una volta in sinergia tra la Asl di Pescara e il professor Lamberto Manzoli, epidemiologo, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara. Il campo di indagine è la nostra regione, un milione e trecentomila Abruzzesi, uomini e donne, residenti e domiciliati, vaccinati e non. I dati connessi al covid – efficacia e durata dell’immunizzazione, reinfezione, strascichi e tanto altro, sono in corso di elaborazione, i risultati verranno resi noti tra un paio di settimane.
La variante Omicron è ormai largamente dominante in Abruzzo: la prevalenza, infatti, raggiunge il 92,5%, mentre la Delta è al 7,5%. La stima emerge dall’ultima ‘flash survey’ condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali su un campione di casi positivi del 17 gennaio. Su 40 casi sequenziati dalle strutture abruzzesi, 37 sono riconducibili a Omicron e solo 3 a Delta.
La precedente flash survey era stata effettuata sui positivi del 3 gennaio: in quel caso la variante Omicron era al 78,3% e la Delta al 21,7%. In Abruzzo sono due le strutture che si occupano del sequenziamento: il laboratorio di Genetica molecolare – Test Covid-19 dell’università ‘d’Annunzio’ di Chieti, per le province di Chieti e Pescara, e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, per il Teramano e per l’Aquilano.
In un altro contesto, l’Ucat, unità di coordinamento assistenza territoriale Asl Lanciano Vasto Chieti, il dott Francesco Ricci è alle prese con il long covid. Conseguenze fisiche e psicologiche lasciate in eredità dal covid anche dopo la guarigione. Difficoltà respiratorie o neurologiche, affanno e inappetenza sono alcuni tra i sintomi fisici, ma c’è anche, in molti casi, l’aspetto psicologico, che non va mai sottovalutato.
Nel servizio l’intervista al Tg8 del Dottor Ricci.