“Nei prossimi mesi WWF e Legambiente presenteranno una proposta di legge regionale sul servizio idrico integrato, finalizzata a far gestire l’acqua a strutture veramente pubbliche come i cittadini hanno chiaramente chiesto con il referendum del 2011, con ogni ricavo dedicato esclusivamente alla risistemazione della rete di distribuzione, oggi un vero colabrodo”.
“Quella consultazione popolare – ricorda il referente acque del WWF Abruzzo, Luciano Di Tizio – era contro la privatizzazione dell’acqua e non è accettabile che oggi si voglia tornare indietro: i referendum non hanno una ‘scadenza’ oltre la quale possono essere ignorati. Rappresentano al contrario la massima forma di democrazia oggi possibile in Italia e vanno interamente applicati, quello dell’acqua così come quelli sul nucleare (sono stati due ed entrambi hanno detto chiaramente ‘no’ a quella fonte di energia)”.
“La politica – sottolinea Di Tizio – impari a rispettare le decisioni dei cittadini. In questo senso è vergognoso che la proposta di legge di iniziativa popolare, presentata a livello nazionale all’indomani del voto referendario, corredata da 400mila firme a fronte delle 50mila richieste dalla normativa, non sia mai stata discussa in aula. Stessa sorte – aggiunge – per quella presentata in Abruzzo grazie alla cooperazione di tante associazioni. La Regione Abruzzo aveva anzi legiferato sul servizio idrico integrato esattamente due mesi prima della data fissata per il voto, come se l’esito della consultazione popolare non la riguardasse. Quella legge, la numero 9 del 12 aprile 2011 (il referendum si svolse l’11 e il 12 giugno), pur con tutti in suoi limiti, è tuttora, a oltre un decennio di distanza, solo parzialmente applicata. Per questo il WWF e Legambiente stanno elaborando una loro proposta che sarà sottoposta al Consiglio regionale sperando che questa volta possa almeno arrivare in aula per una serena discussione”.