Lo avevano già chiesto gli ambientalisti, ma oggi lo chiede anche l’Istituto di ricerca del Ministero dell’ambiente: per l’ISPRA gli animali sono stremati da siccità e incendi, occorre sospendere la caccia. Ancora nessuna risposta dalla Regione Abruzzo.
L’assenza di precipitazioni e gli incendi hanno stremato la fauna selvatica, privata di cibo, acqua e rifugi, per questo occorre sospendere o almeno limitare la stagione della caccia anche secondo l’ISPRA. La richiesta era stata avanzata ai primi di agosto alle Regioni dalle principali associazioni ambientaliste, oggi anche la sottoscrive anche l’Istituto di ricerca del Ministero dell’Ambiente. Nella nota inviata a tutte le Regioni (alle quali spetta di fissare i calendari venatori) l’Ispra invita a rinviare ad ottobre l’apertura della caccia o a ridurre il numero di capi che si possono abbattere.
“Il 2017 – scrive sul sito dell’istituto il responsabile della Gestione patrimonio faunistico, Piero Genovesi – è stato caratterizzato da temperature massime assai elevate e prolungati periodi di siccità, oltre a una drammatica espansione sia del numero degli incendi sia della superficie percorsa dal fuoco (+260% rispetto alla media del decennio prevedente). Questo comporta una condizione di rischio per la conservazione della fauna. Gli animali selvatici sono indeboliti perché devono muoversi di più per raggiungere le poche fonti d’acqua rimasta e perché trovano meno nutrimento di bacche e insetti, in una natura riarsa dal sole. Tutto questo riduce fortemente le loro capacità di riproduzione. I danni all’habitat causati dalla siccità sono poi moltiplicati dagli incendi. Nel 2017 hanno distrutto 117.579 ettari di boschi, contro una media di 38.310 all’anno negli anni precedenti. Di conseguenza si ritiene che, in occasione della prossima apertura della stagione venatoria, vadano assunti provvedimenti cautelativi atti a evitare che popolazioni in condizioni di particolare vulnerabilità possano subire danni”.
L’ISPRA esorta anche sospendere l’allenamento dei cani da caccia, che stressa la fauna selvatica, e quindi a vietare la caccia da appostamento, che si svolge presso gli scarsi punti di abbeverata rimasti. Il terzo invito è posticipare all’inizio di ottobre o limitare numericamente la caccia agli uccelli acquatici (come le anatre) e alle specie oggetto di ripopolamento (come lepri e fagiani). Infine, l’Ispra propone di vietare per due anni la caccia nelle zone colpite da incendi.