72 anni fa la battaglia di Pizzoferrato: il 3 e 4 febbraio 1944 i tedeschi uccisero 13 patrioti della Brigata Maiella. Il comune abruzzese ricorda i caduti con una cerimonia commemorativa nella chiesa della Madonna del Girone.
Il 72° anniversario della battaglia di Pizzoferrato sarà celebrato sabato 6 febbraio in una manifestazione che si svolgerà a partire dalle 11, sempre nella chiesa della Madonna del Girone. Si comincerà con la messa, seguita dalla presentazione del libro “Passione Pennadomo” di Ottavio Di Renzo De Laurentis, la cui seconda parte è incentrata sulla partecipazione alla guerra di Liberazione e alla battaglia di Pizzoferrato. La giornata commemorativa è organizzata dal Comune di Pizzoferrato e vedrà la presenza del Comune di Pennadomo, della Fondazione e dell’Associazione “Brigata Maiella” e degli alpini di Pizzoferrato. A mezzogiorno, nella piazza principale di Pizzoferrato, davanti alla targa che ricorda i 13 patrioti uccisi dai tedeschi, la giornata si concluderà con la deposizione di corone di fiori. La cerimonia sarà accompagnata dalla Banda musicale “Città di Pizzoferrato”. La battaglia di Pizzoferrato venne definita dal padre fondatore della gloriosa Brigata Maiella, Ettore Troilo, come “la più cruenta di tutte le altre e in cui i patrioti hanno dato fulgida prova di eroismo e sacrificio”. I patrioti della Brigata Maiella raggiunsero Pizzoferrato insieme a 25 soldati britannici, con l’obiettivo di liberarla dai tedeschi. La battaglia divampò in tutto il paese con esiti alterni, i patrioti però riuscirono, nascondendosi tra le rocce e la neve intorno alla chiesa della Madonna del Giron, attaccarono Casa Casati, dove erano asserragliati i tedeschi. Quando la situazione precipitò, gli italiani furono costretti a rifugiarsi dentro la piccola chiesa, ma i tedeschi sfondarono e spararono a raffica anche contro l’altare e uccisero tutti. Fuori però la battaglia continuava, e alla fine l’eroico sacrificio della Brigata Maiella raggiunse lo scopo di liberare Pizzoferrato: all’alba del 4 febbraio i tedeschi superstiti (i loro morti furono circa 23) lasciarono il paese.