Flaiano e la Guerra: un invito a rileggere l’atto unico “La guerra spiegata ai poveri”

Domani, 5 marzo ricorre l’anniversario della nascita di Ennio Flaiano. Carla Tiboni presidente dei ‘Premi Internazionali Flaiano’  invita alla rilettura del suo atto unico “La guerra spiegata ai poveri”. Opera in questo momento storico drammaticamente attuale

 

Una riflessione sulla guerra, sulla follia che la alimenta e su chi la subisce, impotente. Il 10 maggio 1946 Flaiano presentò la sua prima opera teatrale all’ Arlecchino di Roma (oggi è il teatro Flaiano) davanti ad un pubblico di soli amici, attori ed intellettuali, tra i quali  i giovanissimi Vittorio Gassman e Anna Maestri. Prima che la rappresentazione iniziasse, Flaiano si rivolse ai presenti e disse che quel lavoro voleva richiamare l’attenzione degli autori in generale, non del pubblico, e promise che si sarebbe rinunciato alla satira soltanto quando tutti gli altri avrebbero rinunciato alla retorica. Quella che troppo alimenta la guerra.

“Questo straordinario atto unico, esamina la guerra attraverso alcune figure simboliche: un Presidente, un Generale, un Perito Religioso, una Signora, un Ministro, un Ambasciatore del nemico ed un Giovane che non vuole combattere.
In uno Stato sconosciuto e in una guerra iniziata in un luogo imprecisato, il Presidente sosterrà che la guerra, il contrario della pace, deve essere fatta e portata avanti proprio perchè guerra, e quindi, garanzia dell’esistenza della pace stessa.
Il sogno di potenza e di potere passa in modo feroce, da un personaggio all’altro, e con esso la logica economica della produzione industriale legata alla guerra”.

“Non importa quanto duri la guerra: Il nostro nemico combatte per la nostra libertà. Noi invece combatteremo per la libertà del nostro nemico, quando avremo fatto prigioniero il suo esercito e occupato il suo territorio, il nemico potrà godere delle libertà che noi godiamo da secoli”. Per Flaiano la genesi della guerra è umanamente stolta, ma gli interessi sono nelle mani si pochi, che si arrogano il diritto di decidere il diritto di chi diventa carne da cannone, i poveri appunto. Così Carla Tiboni presidente Premi Internazionali Flaiano.

Barbara Orsini: