Leontina Di Marco, una donna minuta, con una vita difficile e la tempra forte della gente d’Abruzzo, si è spenta ieri, all’età di 104 anni e cinque mesi, nella casa “Viva gli Anziani!” di Sant’Egidio a Roma. La Comunità l’aveva conosciuta dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, che aveva distrutto completamente la casa dove Leontina abitava da una vita. Salva per miracolo, aveva però perso tutto e si era ritrovata in un istituto a Roma
Una storia, la sua, “che ha tanto da dire sul valore della vecchiaia, su come sia possibile viverla come un tempo di benedizione e non di abbandono, quando attorno all’anziano si costruisce – e ricostruisce – un tessuto familiare, in cui l’armonia delle generazioni le arricchisce tutte e la cura reciproca allunga davvero la vita. Al contrario della solitudine o dell’anonimato di un istituto”, dicono a Sant’Egidio.
La Comunità l’aveva conosciuta dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, che aveva distrutto completamente la casa dove Leontina abitava da una vita. Salva per miracolo, aveva però perso tutto e si era ritrovata in un istituto a Roma. Alle spalle una vita segnata dal dolore per la morte dell’unico figlio e dai sacrifici comuni ad una generazione che aveva vissuto la seconda guerra mondiale, la Comunità decide di
accoglierla nella casa famiglia “Viva gli anziani!”, fra Trastevere e il Gianicolo, proprio al compimento dei suoi 100 anni.
Da allora la vita di Leontina sembra ricominciare: relazioni, amicizia, curiosità per i giovani che la vengono a trovare regolarmente, l’amicizia con i rifugiati che, giunti da guerre diverse da quella che lei aveva vissuto, apparentemente tanto diversi per lingue e culture, si sono scoperti vicini per aver condiviso prove e sofferenza. Una famiglia larga e insolita, che l’ha circondata di affetto e di gioia, come si è visto nella
grande festa che, proprio cinque mesi fa, l’ha vista compiere ben 104 anni.
Ieri mattina, il 25 febbraio, Leontina ha concluso la sua lunga vita, serenamente e circondata da coloro che le hanno voluto bene. “Una vita – e una morte – che nel dolore del distacco sono tuttavia motivo di speranza, ma anche di impegno perché ogni anziano possa giungere, come lei, alla pienezza degli anni, in una casa e in un ambiente che gli è familiare”, aggiunge la Comunità.