Riceviamo e pubblichiamo la nota della Consigliera comunale AVS-Radici in Comune Simona Barba sulla vicenda dell’ex agenzia Carinci in piazza della Repubblica a Pescara
“In una città con una pianificazione improvvisata, le contraddizioni sono spesso molteplici: all’interno di un relativismo assoluto tutto si può giustificare, anche a corrente alternata. Il lunedì si puo’ affermare una cosa, e il mercoledì, che c’è di male, cambiare idea capovolgendo i fattori.
Un esempio pregevole a dimostrazione di questa alternanza, pendolo di Foucault dell’attuale metodo della maggioranza, è il caso della sede della ex Agenzia Carinci, nei pressi della Stazione Vecchia a Pescara.
Mentre il Sindaco, nel suo discorso di presentazione del Documento Unico di Programmazione del 9 gennaio scorso, affermava testualmente che l’Amministrazione comunale non può avere competenze su tutto e che per le questioni culturali si affida necessariamente alla Soprintendenza, sottolineando che ogni progetto passa attraverso il vaglio severo di quest’ultima e citando esempi come Piazza Alessandrini, Corso Umberto, Piazza Sacro Cuore e la Riviera, la stessa, probabilmente distratta (ahi ahi, invece che ascoltare il suo Sindaco!), ha iniziato a preparare certe carte bollate. Indovinate contro chi? Proprio contro la Soprintendenza e il Ministero della Cultura.
Il Ministero della Cultura e la Soprintendenza hanno posto un vincolo sulla sede della ex Agenzia Carinci spiegando che la stessa, attiva dal 1946, rappresenta un simbolo della ripresa economica post-bellica e quindi, un quanto elemento significativo della storia imprenditoriale pescarese, ha un valore di interesse culturale.
Ma l’Amministrazione comunale pare non essere d’accordo sulla interpretazione del Ministero e Soprintendenza, che a quanto pare non sono preparati in quanto trattasi solo di un “gabbiotto” di nessun valore. E poi questo gabbiotto sembra si trovi in una posizione veramente scomoda, e quindi, si dice, vada demolito, pena la decadenza addirittura di tutto il progetto sull’area di risulta, parco e Palazzo Regione Compresi..
Il Comune, pertanto, ricorre al TAR contro Soprintendenza e Ministero della Cultura per eliminare il vincolo, fare sparire il “casotto” e dare finalmente spazio alla nuova modernità arretrata, il cui sviluppo si base sulla distruzione della memoria (per tacer di altre cose).
Ma i funzionari comunali diligenti hanno ascoltato il discorso del Sindaco? Hanno già dimenticato che bisogna riconoscere il valore e la competenza della Soprintendenza? Evidentemente NO. E infatti hanno già chiamato l’avvocato!
Evidentemente l’incoerenza nelle scelte è la linea dritta e coerente delle scelte politiche per la nostra Città. E il pendolo batte quindi un altro colpo, segnando la perfetta alternanza di cambi di idea, a dimostrare scientificamente l’agire ondivago della Amministrazione pescarese”. Conclude la nota Simona Barba – Consigliera comunale AVS-Radici in Comune.