Roma: in Senato un libro che racconta Franco Marini: politico, sindacalista, nonno

Il Senato rende omaggio a Franco Marini con la presentazione del libro “Sempre Franco” che Guelfo Fiore e Nicodemo Oliverio, sui stretti collaboratori, hanno scritto ad un anno dalla scomparsa avvenuta il 9 febbraio 2021

 

Un viaggio tra sindacato, politica, istituzioni e vita privata ripercorso nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani con gli autori, il presidente del Senato Elisabetta Casellati, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Gianni Letta, il ministro Dario Franceschini, Daniela Fumarola della segreteria della Cisl, moderatore del dibattito il direttore dell’Ansa Luigi Contu.
Testimonianze dirette di chi lo ha conosciuto e il libro restituiscono la figura politica e umana di Franco Marini, mentre scorrono sullo sfondo le foto di una vita raccolte nel volume. L’uomo con la pipa, che racconta Letta “anche negli ultimi tempi aveva sempre con sé ma la portava spenta”. Le foto della montagna, passione che lo ha accompagnato, dalla nascita (1933) a San Pio delle Camere ai piedi del Gran Sasso. Tanti ricordi della lunga e piena vita politica. “Dirigente sindacale; leader politico; Ministro della Repubblica; Presidente del Senato. Franco Marini è stato un uomo del popolo, della democrazia, delle Istituzioni e un autentico protagonista di tante pagine della nostra storia”, afferma il presidente Casellati.
Il libro è un ritratto anche privato, la moglie Luisa D’Orazi, il figlio Davide, la nipotina Luisa. Franceschini ricorda il tradimento del 2013, quando fu candidato al Quirinale ma affossato dai franchi tiratori. “Sarebbe stato un Pertini cattolico – afferma – amato dal popolo”. Un carattere “brusco, burbero, spigoloso – sono le parole di Letta – in una parola, come scrive Marcello Pera, era serio”. La sua caratteristica, sottolinea ancora, era quella di avere al contempo “un tratto di fierezza e di umiltà”. Il soprannome di “Lupo Marsicano” lo ha accompagnato, ma in realtà lui non veniva dalla Marsica, “non ha mai protestato, doveva piacergli moto essere chiamato Lupo”, chiosa Letta.
“Parlava quasi sempre a braccio e se scriveva lo faceva a mano dietro fogli riciclati” è il ricordo di Oliverio che aggiunge: “Persona attenta, umana, umile e schietta che quando serviva non le mandava a dire”.