No forte e chiaro alla paventata delocalizzazione della Dayco. Oggi sciopero dei lavoratori dello stabilimento di Chieti Scalo. Nel pomeriggio i sindacati hanno incontrato il sindaco Ferrara; domani riunione in Regione con l’assessore Tiziana Magnacca
Il primo cittadino di Chieti Diego Ferrara ha fornito rassicurazioni sull’impegno del Comune e si è detto disponibile a favorire un incontro con l’azienda. Intanto, al termine della riunione odierna, ai sindacati è arrivata la convocazione dell’assessore alle Attività Produttive (Industria, Commercio e Artigianato), Ricerca industriale e Lavoro Tiziana Magnacca che ha fissato un incontro in Regione a Pescara alle ore 15.
Ma, nonostante le rassicurazioni arrivate due giorni fa in merito alla temuta delocalizzazione, oggi i lavoratori dello stabilimento di Chieti sono in sciopero e, questa mattina, dato vita ad un sit-in.
Dopo la recente astensione dal lavoro, che ha visto l’adesione di quasi il 100% dei lavoratori dello stabilimento di Chieti Scalo, e nonostante l’incontro dei rappresentanti dell’azienda con il sindaco Diego Ferrara, al quale sono state date rassicurazioni in merito alla permanenza della produzione sul territorio, la tensione resta alta. Per questo le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di confermare lo sciopero previsto per oggi e domani.
Il sindaco, al termine dell’incontro, aveva riferito le rassicurazioni arrivate dai vertici aziendali, secondo i quali “non c’è alcun rischio né di delocalizzazione, né di perdita dei posti di lavoro», ma per i sindacati e i lavoratori gli indizi che l’azienda abbia intenzione di avviare un percorso di delocalizzazione sono più che concreti. Per questo hanno deciso di confermare lo sciopero, partito in realtà con anticipo, cioè alle ore 15 di ieri, domenica.
I timori nascono dal fatto che la multinazionale ha di recente affidato parte della lavorazione della materia prima per realizzare le cinghie di trasmissione a un’azienda di Trento, la Novurania.
La direzione aziendale della Dayco ha spiegato che si tratta di un processo di “business continuity” a protezione degli stessi siti teatini.