Il procuratore aggiunto di Milano Riccardo Targetti e il pm Roberto Fontana hanno aperto un fascicolo di indagine con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta, al momento senza indagati, sul fallimento della società che gestiva 55 punti vendita di Mercatone Uno.
Un fallimento di cui gli oltre 1.800 lavoratori sono venuti a conoscenza nella notte tra il 24 e 25 maggio scorso e solo via Facebook e Whatsapp e così la mattina seguente hanno iniziato a protestare con picchetti e presidi di fronte ai negozi chiusi in tutta Italia. Il fascicolo è stato aperto dopo il deposito in Procura (gli stessi pm, tra l’altro, avevano chiesto ai giudici che venisse dichiarato il fallimento della holding) della relazione del curatore fallimentare, l’avvocato Marco Angelo Russo. Gli accertamenti, da quanto è stato riferito, sono alle primissime battute.
I 55 punti vendita del gruppo ‘Mercatone Uno’ erano stati ceduti, infatti, nell’agosto scorso dall’amministrazione straordinaria del gruppo alla Shernon Holding, società che, tuttavia, già a febbraio scorso ha chiesto di essere ammessa al concordato preventivo dopo le istanze di fallimento presentate da alcuni fornitori. Una richiesta dichiarata, però, inammissibile dal Tribunale fallimentare di Milano a causa dell’indebitamento. I giudici, infatti, hanno riscontrato per la Shernon Holding un indebitamento complessivo di 90 milioni di euro maturato in nove mesi, con perdite gestionali fisse di cinque-sei milioni al mese, unito “alla totale assenza di credito bancario e di fiducia da parte dei fornitori”. E ora le indagini si concentreranno proprio sulla gestione della holding negli ultimi mesi. La Procura di Bologna, invece, aveva già aperto un’inchiesta per bancarotta, con una serie di sequestri disposti a inizio 2017, dopo l’amministrazione straordinaria scattata nel 2015, quando l’azienda aveva ormai 500 milioni di indebitamento.