Il Consigliere regionale di F.I. Mauro Febbo interviene criticamente sul PSR e sottolinea che l’Abruzzo è penultimo in Italia nella spesa dei fondi. Il Ministero certifica il disastro causato nel mondo agricolo.
“L’Abruzzo sprofonda sempre di più, le nostre preoccupazioni erano più che fondate tant’è che oggi vengono tutte confermate e la nostra Regione deve restituire una valanga di milioni di euro del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) che non saranno spesi entro il 31 dicembre di quest’anno”. Questa la denuncia sollevata dal Consigliere regionale di Forza Italia Mauro Febbo durante la conferenza stampa convocata questa mattina nel corso della quale, documenti alla mano, ha spiegato come “l’Abruzzo sia passato dal quart’ultimo posto (6,08%), al 31 dicembre 2017, al terzultimo posto (7,06%) al 31 marzo 2018 e adesso al 31 ottobre 2018 siamo addirittura al solo 10,32% dell’avanzamento della spesa effettivamente sostenuta. Questo significa che il disimpegno automatico, ossia la restituzione di circa 24 milioni di euro è certo come certificato dal Ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf). Quando abbiamo lanciato l’allarme, l’Abruzzo era in una posizione molto critica con percentuali risicate insieme a Campania, Valle d’Aosta, Marche, Liguria e Friuli Venezia Giulia e molto simili ai dati della Basilicata e il Lazio. A distanza di solo nove mesi sono rimasti in fondo alla classifica solo l’Abruzzo e la Liguria. Una situazione imbarazzante che mette in grande difficoltà un settore importante per la nostra economia come il mondo agricolo che incide anche su quello turistico, enogastronomico e ricettivo. Peraltro sul Pil dell’economia regionale i 479 milioni del PSR attributi dalla Comunità Europea si aggiungono alla quota degli investimenti dei privati pari a 650/800 milioni di euro che vanno a rappresentare cifre importanti per l’economia abruzzese. La certificazione di questo ‘disastro’ si ha nella lettura anche dei numeri delle aziende attive sul territorio regionale. Infatti, in Abruzzo le imprese agricole attive al 31.12.2014 erano 27.121 mentre oggi al 30.09.2018 sono 26.186, ossia meno (-) 935 il 3,45% (fonte Camera di Commercio). Un dato che sicuramente andrà peggiorando visto che le aziende cessano al 31.12. Queste sono cifre confermate anche dai numeri forniti dall’INPS attraverso la diminuzioni di Coltivatori Diretti e IAP (Imprenditore Agricolo Principale)”.
“La burocrazia, i ritardi nelle procedure di istruttoria delle domande – afferma Febbo – stanno rischiando di rendere vani gli enormi sforzi delle imprese agricole che si trovano ad affrontare un mercato sempre più difficile e concorrenziale rispetto ad un settore sempre più globalizzato. Il Programma di Sviluppo Rurale ha sempre rappresentato per la nostra regione uno straordinario strumento per migliorare le strutture produttive agricole e rendere le imprese del settore primario in grado di competere in un contesto sempre più complesso e di poter affrontare le sfide di un’agricoltura sempre più innovativa. Non possiamo permettere che i ritardi amministrativi e burocratici, rallentino l’economia generata dalle imprese agricole e che siano queste ultime a pagare le gravi conseguenze causate dalla burocrazia”.
“Stessa tragica situazione – rimarcato Febbo – riguarda il mondo delle piccole imprese, dell’artigianato e del commercio che in questi anni non hanno ricevuto e beneficiato di contributi, bandi o finanziamenti regionali. Ricordiamo come l’Abruzzo si attesta tra le ultime regioni italiane per capacità di spesa dei fondi europei e sono inaccettabili le scuse del Dirigente Rivera che addirittura attribuisce le colpe dei ritardi ai suoi predecessori ossia Cristina Gerardis e Giuseppe Savini”. “Questo è il risultato di un caos generale – conclude Febbo – frutto di numerosi pasticci che coinvolgono una Regione alla quale manca una guida politica, direttive precise di direttori e dirigenti e un’incisiva organizzazione sia nel settore agricolo sia negli altri settori e dipartimenti. È indispensabile che in questo scorcio di legislatura la Regione metta in campo una vera task force per rimediare e limitare i danni e recuperare più risorse possibile per scongiurare di restituire soldi veri all’Europa”.
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