Sulle difficoltà del mondo scolastico, a causa dell’emergenza Covid, interviene in una nota FLC CGIL Teramo.
In queste settimane proseguono le vessazioni fatte alle scuole; oltre a quelle della pandemia ce ne sono altre. Per fare qualche esempio: l’aggiornamento delle graduatorie ATA, le prove Invalsi e la prospettata apertura estiva, con una rimodulazione dell’offerta formativa.
“Sul primo punto, in una situazione così grave, sarebbe stato opportuno posticipare l’aggiornamento delle graduatorie per le supplenze del personale ausiliare, tecnico e amministrativo, anche perché ciò comporterà un impegno aggiuntivo sulla valutazione delle domande da parte delle segreterie scolastiche. Lo ricordiamo, c’è una grande aspettativa in merito: si prevedono almeno 10.000 domande in provincia di Teramo. Il supporto a chi vorrà inserirsi nelle graduatorie, fatta esclusivamente con procedura on line, sarà inevitabilmente condizionato dal contesto pandemico.
Intanto, l’Invalsi ha deciso di continuare la somministrazione delle prove per gli apprendimenti degli alunni, nonostante l’interruzione della didattica in presenza legata al peggioramento della situazione epidemica. Le prove Invalsi 2021 sono dei test di italiano, matematica e inglese che si svolgono al PC e che servono per verificare il livello degli studenti. E’ tutto da scoprire come si possano “misurare gli effetti della pandemia” degli alunni non esistendo una serie storica che permetta dei confronti per valutare la perdita degli apprendimenti. Per non parlare delle difficoltà a connettersi che riguardano circa il 30% degli studenti. Eppure il ministro aveva rappresentato la necessità di riformare il Sistema Nazionale di Valutazione. Ma, lo sappiamo, alle parole non seguono fatti. E aumentano i problemi per le scuole.
Adesso avanza l’idea, finanziata con il recente decreto sostegno, di promuovere laboratori estivi non obbligatori nelle scuole di ogni ordine e grado per consentire alle istituzioni scolastiche di contrastare le differenze ampliatesi nel periodo dell’emergenza sanitaria, per non aggravare il fenomeno della dispersione scolastica, per recuperare la dimensione fisica e corporea dello stare insieme. Giusto affermare che la scuola si fa a scuola, ma bisogna risolvere problemi ancora non affrontati.
Noi lo diciamo da tempo: è necessario attivare un monitoraggio continuo e azioni di screening diffuse e quotidiane su chi opera e studia nella scuola, senza trascurare l’obbligo di effettuare tamponi rapidi per chiunque altro vi acceda dall’esterno. Occorre prevedere coordinamenti sui trasporti al fine di armonizzare la loro funzionalità con l’organizzazione delle attività didattiche. E’ necessaria una campagna di informazione straordinaria sui vaccini. Senza di essa si rischia di compromettere la vaccinazione diffusa, unico vero strumento in grado di interrompere la pandemia. Ma, soprattutto, occorre pensare all’estensione del tempo scuola e alla riduzione del numero di alunni per classe/sezione.
Porre fine alle improvvisazioni, all’immobilismo e alle derive localistiche significa avere un pensiero nuovo per progettare un’autentica e radicale qualificazione del sistema della conoscenza in provincia. Gli studenti hanno diritto a una scuola pubblica di qualità, in presenza”.