Gli Appennini come ecosistema del benessere nella nuova edizione del “Forum degli Appennini – Un’Agenda per la transizione ecologica e climatica degli appennini” che quest’anno si tiene a Scerni, in provincia di Chieti.
Importante momento di dibattito oggi a Scerni tra amministratori locali, responsabili delle aree protette e stakeholders, per condividere una visione di futuro della dorsale appenninica nell’ambito del progetto APE, nato nel ‘95 su iniziativa di Legambiente, Regione Abruzzo e Ministero dell’Ambiente. L’obiettivo, snocciolato durante la giornata internazionale della montagna, è di definire un’agenda territoriale e tracciare una road map per ridurre l’impatto climatico, frenare la perdita di biodiversità e favorire lo sviluppo sostenibile di queste zone, utilizzando al meglio le opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Tra le direttrici chiave della road map agevolare la nascita di comunità energetiche e l’utilizzo a fini turistici delle infrastrutture verdi a partire dalla rete dei tratturi strutturata dalla transumanza, antica pratica della pastorizia che ha permesso il rafforzamento dell’economia circolare, soprattutto nell’Appennino Meridionale.
La road map di Legambiente. Nel rilancio del progetto APE- Appennino Parco d’Europa e della Convenzione degli Appennini, importante secondo l’Associazione ambientalista seguire alcune direttrici chiave, promuovendo i territori appenninici come ecosistema del benessere: l’utilizzo a fini turistici delle infrastrutture verdi a partire dalla rete tratturale strutturata dalla transumanza, importante occasione per una spinta alla riscoperta dei territori dove si praticava il movimento stagionale del bestiame. Importante è inoltre la promozione della nascita di comunità energetiche per decarbonizzare l’economia e il rafforzamento dell’economia circolare per una crescita delle filiere territoriali e il rafforzamento delle politiche di sviluppo sostenibile locale. Altrettanto fondamentale è replicare le buone pratiche e le azioni di successo di conservazione della natura per le tutte le specie a rischio sul modello di quanto realizzato per il camoscio appenninico e la flora appenninica, e promuovere la nascita di green communities, per recuperare il divario strutturale e la carenza di servizi territoriali che sono alla base della marginalità di questi territori. Tra gli obiettivi dei prossimi anni anche aumentare i territori appenninici protetti entro il 2030 con una tutela integrale di almeno il 10% .
“Oggi più che mai è urgente, anche in vista dell’attuazione dei progetti del PNRR, un ripensamento di una strategia unitaria per gli Appennini che sono la montagna abitata per eccellenza con 2.157 comuni e oltre 10 milioni di abitanti e quella con la più alta incidenza di aree protette d’Europa– dichiara Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – Un’area vasta ricca di natura ma difficile dal punto di vista sociale ed economico in cui occorre consolidare il ruolo della dorsale appenninica come spazio decisivo per attuare strategie per contenere il climate change e frenare la perdita di biodiversità, oltre che mettere in atto politiche di riequilibrio territoriale a favore di una tendenza a riabitare i territori montani e interni”.
Si tratta di una necessità messa in evidenza anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel suo discorso in occasione della cerimonia per la Giornata internazionale della Montagna, ha sottolineato che riabitare le zone montane significa anche scommettere su innovazione e sostenibilità, ricordando come il nostro Paese abbia saputo mettere in campo scelte positive, come la legge quadro sulle aree protette, importante strumento per preservare l’identità dei territori.
“In questi anni gli Appennini, ed in particolare l’Abruzzo, sono stati teatro di numerose emergenze, di cui portano ancora le ferite e che dimostrano una certa fragilità del sistema – dichiara Giuseppe Di Marco, Presidente Legambiente Abruzzo – Al tempo stesso si sta costruendo un percorso nuovo di sostenibilità che abbraccia le sfide del Piano Nazionale di ripresa e resilienza e l’Abruzzo vuole fare la sua parte da protagonista e dimostrare le potenzialità dei suoi territori, mettendo a sistema al meglio le risorse locali in un’ottica di green communities, puntando sulla crescita delle comunità energetiche e al 100% di agricoltura e allevamento biologico, incrementando la gestione forestale sostenibile e la certificazione delle filiere boschive e sostenendo il turismo attivo e sostenibile”.
I successi raggiunti in 25 anni del progetto APE. Tra gli esempi più virtuosi il progetto Wolfnet per la tutela del lupo che ha permesso di realizzare una rete per la conservazione della specie a scala appenninica, il caso emblematico del camoscio appenninico (progetti Life Conservazione di Rupicapra pyrenaica ornata e Life Coornata) specie non più a rischio di estinzione grazie al lavoro che negli ultimi 20 anni hanno svolto i Parchi dell’appennino centrale; e ancora il progetto Life Floranet che ha attivato azioni strategiche di tutela per sette specie floristiche dell’appennino centrale a rischio di estinzione, il progetto Life Streams per la tutela della trota mediterranea; e ancora l’attenzione per le comunità locali con il progetto Alleva la Speranza, raccolta fondi organizzata da Legambiente ed Enel, che ha permesso di dare sostegno delle aziende agricole e zootecniche e alle piccole imprese turistiche dell’appennino centrale messe in ginocchio dal sisma e dall’emergenza COVID –19. Si tratta di iniziative di tutela e valorizzazione di specie appenniniche, e di sostegno per la comunità locale, che hanno preso avvio grazie alla Convenzione degli Appennini che conteneva già queste sollecitazioni insieme ad altre legate alla valorizzazione delle reti ecologiche e dei cammini che hanno portato ai riconoscimenti Unesco per le Faggete vetuste, la transumanza e l’arte dei muretti a secco che interessano il sistema appenninico.