La carcassa di un delfino con un lembo di rete e una calza da mitilicoltura aggrovigliati che fuoriuscivano dalla bocca è stata rinvenuta sulla spiaggia di Francavilla al Mare. Il Centro studi cetacei onlus parla di un altro “caso di interazione antropica ad esito fatale per un delfino”.
Si tratta, spiegano gli esperti, di un maschio adulto di Tursiope (Tursiops truncatus). “Gli accertamenti sono ancora in corso presso i laboratori dell’ Istituto Zooprofilattico Sperimentale Abruzzo e Molise “G. Caporale” Teramo – sottolinea il centro studi – tuttavia la causa della morte è indubbia: la rete da pesca impigliata nel becco laringeo è un reperto a noi tristemente noto, per la frequenza con cui ricorre nei referti
anatomo-patologici. Si tratta nello specifico di una rete da posta detta ‘barracuda’, in uso ad esempio nella piccola pesca artigianale locale. In questo caso probabilmente una ‘rete fantasma’, persa o abbandonata in mare, che però continua a catturare prede attrattive per i delfini, le tartarughe e molte altre specie”.
“Prosegue incessante il nostro impegno per il soccorso e il recupero degli animali, la raccolta dei dati e la condivisione delle informazioni, in collaborazione con la Guardia Costiera, i Servizi Veterinari pubblici e l’Izsam, così come le attività di informazione e prevenzione, tra cui il progetto Life Delfi per la riduzione delle interazioni tra delfini e attività di pesca svolto in collaborazione con l’ Area Marina Protetta Torre del Cerrano”, concludono al Centro studi cetacei Onlus.