I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Chieti hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo dei beni mobili, immobili di proprietà o nella disponibilità di una società che opera nel settore petrolifero nonché dei due amministratori, fino a concorrenza del valore di oltre 4 milioni di euro
I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Chieti hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal G.I.P. del Tribunale di Lanciano su proposta della locale Procura della Repubblica, dei beni mobili, immobili (terreni, autovetture, autocarri, somme di denaro, titoli e rapporti finanziari) di proprietà o nella disponibilità di una società che opera nel settore petrolifero, con sede nel territorio frentano, nonché di due indagati, nella loro qualità di amministratori della stessa, fino a concorrenza del valore di oltre 4 milioni di euro.
In particolare, i finanzieri in forza al Nucleo di polizia economico finanziaria, nell’ambito di un’attività di verifica fiscale, hanno raccolto elementi sufficienti da ipotizzare che la società, specializzata nel commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi e lubrificanti per autotrazione, negli anni 2019 e 2020, ha indebitamente detratto l’IVA per un ammontare pari al valore oggetto del sequestro e riferibile a fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, emesse da altri operatori, per un imponibile di oltre 18 milioni di euro.
Nel corso dell’ attività ispettiva, gli uomini delle Fiamme Gialle, hanno accertato che la società aveva effettuato acquisti di carburante da diverse società fornitrici che commercializzavano i prodotti petroliferi senza assolvere al pagamento dell’imposta. Le stesse, a seguito di indagini svolte da altri Reparti della Guardia di Finanza, sono state individuate come società “cartiere” o “filtro” create ed interposte da organizzazioni criminali dedite alla realizzazione di frodi Iva sui carburanti.
Con tale sistema la società frentana, è riuscita ad acquistare il prodotto ad un prezzo inferiore al valore normale. Lo stratagemma utilizzato per celare l’operazione illecita era il ricorso alla sovrafatturazione del prezzo, in modo da renderlo apparentemente in linea con quello di mercato, in quanto veniva “caricato” delle spese di trasporto, in realtà sostenute dall’acquirente al quale venivano restituite al momento della consegna, mediante denaro contante, o con il successivo riaddebito effettuato dalla cessionaria alla cedente.
Per tali fatti, a carico degli amministratori della società, è stato ipotizzato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, reato per il quale è prevista la reclusione da 4 a 8 anni. In esecuzione del provvedimento giudiziario sono stati sottoposti a sequestro n. 5 terreni, n. 6 immobili, n. 7 automezzi, n. 11 rapporti finanziari, per un valore stimato in oltre 680.000 euro.