La recente, l’ennesima, sentenza del Consiglio di Stato non lascia scampo, al di là della proroga tecnica per l’anno in corso, entro il 31 dicembre dovranno partire le gare per le concessioni balneari, così come indica la Direttiva Bolkestein.
Una sentenza che non cambia di molto lo stato delle cose, semmai dimostra ancora una volta che è stata fallimentare la strategia delle proroghe per quel che riguarda le concessioni balneari. In realtà di fallimentare, nella gestione pluriennale, ormai, della vicenda sulla Direttiva Bolkestein c’è stato davvero tanto e le responsabilità vanno equamente divise tra gli Europarlamentari Italiani e i vari Governi che si sono succeduti. Tutti non hanno compreso, o hanno fatto finta di non comprendere, che al centro della questione non erano tanto i presunti privilegi di cui godevano da anni i balneari, ma il modo con il quale l’Italia si stava preparando a “svendere” ai mega investitori europei, un patrimonio ed un’eccellenza tutta nostrana, quella dell’impresa balneare. Ne è convinto Gianluca Pesce Presidente del Consorzio Turistico di Francavilla al Mare:
“Si continua a puntare il dito sui balneari – dice Pesce – distogliendo l’attenzione dalla questione più importante. La storia è molto semplice è lo stesso Bolkestein ad averlo precisato in più di una circostanza, la direttiva riguarda i servizi parastatali soggetti al libero mercato, mentre quello delle imprese balneari è un bene, così come pretese all’epoca la Merkel per i mercatini sul Reno o come è stato fatto in Portogallo, prorogando le concessioni per 90 anni. Qui in Italia questa cosa non è riuscita a passare e francamente non comprendiamo il perché.”
L’Italia dunque, ed in particolare la Classe Dirigente tutta, da Bruxelles a Montecitorio, non è stata in grado di tutelare questa sua eccellenza. Tra i vari suggerimenti quello del Deputato Luciano D’Alfonso che auspica che l’indizione di gare che tengano conto delle capacità e degli investimenti da parte dei tanti operatori onesti, ma basterà?:
“Bisognerebbe richiedere l’uscita dalla Bolkestein perché va ribadito il concetto di bene e non di servizio – prosegue Pesce – e su questo una grande mano possono darla gli Enti Territoriali, chiamati a gestire i bandi, qua non si tratta di agevolare nessuno, si tratta di comprendere che stiamo regalando 3.000 chilometri di costa all’Europa che non ci da nulla in cambio.”