Train surfing, tuffi alla cieca dal Ponte del Mare, in voga tra i giovani giochi sempre più pericolosi da diffondere sui social, con il rischio di rischiose emulazioni. Alla base, secondo l’esperto, la perdita del ruolo educativo di scuola e genitori.
Difficile stabilire se si tratti di semplici goliardate, come si evince dall’audio del video del ragazzo che si è tuffato dal Ponte del Mare quando dice ad una signora – ma tanto non si è fatto male lui e non ha fatto del male a nessuno, oppure di un preoccupante segnale di smarrimento profondo della percezione della gravità dei propri atti, ma il diffondersi, specie tra i giovani, di azioni estreme, “no limits”, per qualche like e visualizzazione in più sui social, come nel caso del ragazzo di Ancona aggrappato ad un treno da Civitanova Marche a Pescara, scuote le coscienze di tutti noi. Ma prima della condanna e della repressione, sarebbe magari più utile porsi qualche domanda sulle ragioni che spingono i ragazzi a rischiare la propria pelle solo per una banale challenge. Abbiamo chiesto alla psicologa Laura Lodi, impegnata con il Centro Servizi per le Famiglie del Comune di Pescara, in un importante progetto di aiuto e sostegno a persone fragili o in stato d’indigenza, se il problema non va magari cercato nell’assenza totale di spunti che rendano la vita davvero interessante e di come si possa evitare episodi di emulazione:
“Non so se il problema è nella mancanza di interessi – spiega Laura Lodi – ma per suscitarli è certamente fondamentale che la scuola e i genitori recuperino il loro ruolo educativo negli ultimi tempi smarrito. Per fare questo bisogna creare le condizioni perché questo ruolo venga riscoperto e potenziato e, da questo punto di vista, è alta la responsabilità delle Istituzioni che devono fornire sempre più strumenti utili, creando ambiti adeguati e aiutando all’ascolto, più che al rimprovero e al giudizio, di questi ragazzi che non hanno più punti di riferimento.”