Dopo la costituzione del Comune parte civile nel processo Grandi rischi bis, l’appello dei familiari delle vittime del sisma a partecipare al processo a Bertolaso.
Dalla voce dei familiari delle vittime del terremoto emerge tanta stanchezza. Da sei anni combattono, nella loro vita quotidiana e nelle aule giudiziarie, per portare a galla la verità su come fu gestita dagli esperti dell’organo scientifico consultivo della presidenza del consiglio dei ministri, la commissione Grandi rischi, riuniti in tutta fretta all’Aquila il 31 marzo del 2009, ossia sei giorni prima della tremenda scossa che devastò la città portandosi via 309 vite, la comunicazione del rischio sismico, di come tranquillizzarono i cittadini “dando false rassicurazioni”, per farli stare tranquilli, generando comportamenti e decisioni che hanno portato molti alla morte.
La stanchezza viene vinta dalla notizia di ieri pomeriggio, che il Comune sarà parte civile al processo cosiddetto “Grandi rischi bis”, che vede come imputato l’ex capo del dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso. La decisione è stata presa all’unanimità dalla giunta comunale.
“In linea – ha commentato il sindaco Massimo Cialente – con la delibera che la giunta ha approvato quattro anni fa, la quale ha stabilito che il Comune debba costituirsi parte civile ogni volta che vengano individuati eventuali danni, anche non patrimoniali, che interessano ente e cittadini”.
Bertolaso andrà a processo per omicidio colposo e lesioni il prossimo 20 novembre al tribunale dell’Aquila. Quello della Grandi rischi bis riveste per il Comune e gli aquilani, un processo importante, storico, una pietra miliare destinata a restare impressa nella storia non solo della città, ma di ogni singolo cittadino e familiare che nella notte del 6 aprile ha perso qualcuno.
Lo sa bene Annamaria Cialente, mamma del giovane Francesco Esposito, vittima del crollo della Casa dello Studente. Lei e il marito, il papà di Francesco, non hanno ancora deciso se costituirsi anche loro parte civile nel processo. Bruciano ancora gli effetti del processo per il crollo della Casa dello studente e il peso di tutta la vicenda umana e giudiziaria andata avanti sino a questo momento. Soddisfatta Rita Centofanti, zia di uno degli otto giovani morti nel crollo della Casa dello studente.
“La decisione del Comune di costituirsi parte civile – commenta al telefono – è un segno di grande civiltà e condivisione rispetto a ciò che è a accaduto a tutti con il terremoto, al di là dei lutti subiti. Una presa di posizione chiara. Vorrei lanciare un appello affinché la città, ora, partecipi attivamente al processo ai luminari della commissione Grandi rischi che approderà in Cassazione il prossimo 19 novembre, a Roma, per il terzo grado di giudizio. Mi rivolgo ai cittadini e non solo alle istituzioni, ai quali chiedo di andare a Roma per una presenza silenziosa in Cassazione, senza proteste, per denunciare pacificamente la strumentalizzazione che è stata fatta anche dai media nazionali, nei confronti di un processo avviato contro la responsabilità di alcuni individui, i componenti della Grandi rischi, che avevano degli obblighi che non hanno rispettato, fatto passare come un processo alla scienza. Nessuno – ha concluso Centofanti – aveva chiesto a quei signori di prevedere il terremoto; bensì di fare una valutazione del rischio sismico”.
Che era, poi, il loro compito.