Le aziende con meno di 15 dipendenti potranno sostituire con contratti a termine il lavoratore senza Green pass. Fonti di governo sciolgono così uno dei nodi sul decreto sull’obbligo di certificato verde per i lavoratori approvato in Cdm.
Un mese per chiarire gli altri punti oscuri. A cominciare dalla disciplina per le forze dell’ordine e gli altri lavoratori dei servizi pubblici, dai dubbi degli esperti sulla durata fino a 72 ore dei tamponi genici, dall’applicazione dello smart working.
Green pass e lavoro. L’obbligo di mostrare il certificato verde si applica dal 15 ottobre fino al 31 dicembre, data in cui, salvo proroghe, terminerà lo stato di emergenza sanitaria. Obbligo che non si applica a chi è esente dalla campagna vaccinale a patto di possedere idonea certificazione medica. In questi giorni lavoratori e datori di lavoro sono in fibrillazione per avere chiarimenti sul Decreto legge che regola appunto l’accesso nei luoghi di lavoro e sempre più spesso si rivolgono ai sindacati. Per cercare di fissare alcuni punti importanti abbiamo sentito Elena Zanola della Filcams Cigl Chieti.
“La norma è applicata a tutti e in tutti i luoghi di lavoro, sia pubblici che privati. Chiunque deve rispettare la legge e avere il green pass. La legge ha demandato al datore di lavoro l’organizzazione e la verifica del possesso del green pass dei propri dipendenti. Ovviamente tutti si stanno attrezzando per essere a posto con la legge. Tuttavia il ritorno che abbiamo ci sono ancora pochi datori di lavoro ad avere comunicato le modalità organizzative ai propri dipendenti. Le aziende stanno ancora valutando bene a come gestire il tutto. Il Garante della Privacy ha chiarito che il datore deve certificare la validità del green pass, ma non può assolutamente controllare a che titolo il certificato verde sia stato ottenuto: se da guarigione, vaccino o tampone; deve solo verificare con un flag verde che il green pass sia valido. Infine – conclude Zanola – per quei lavoratori che decidono di non vaccinarsi e non sottoporsi al tampone, la legge è chiara. Vengono sospesi dal lavoro e dalla retribuzione. Non è possibile in alcun modo licenziarli, né fargli una contestazione disciplinare”.