Chiunque entra in una scuola o in un’università, compresi i genitori degli studenti, deve esibire il green pass e a partire dal 10 di ottobre tutti coloro che accederanno per servizio o lavoro ad una Residenza sanitaria assistita dovranno essere vaccinati.
Arriva il via libera dal Consiglio dei ministri al decreto che estende l’obbligo della certificazione verde ma già la prossima settimana il governo potrebbe varare un nuovo provvedimento che mira ad ampliare ulteriormente le attività per le quali sarà necessario essere in possesso del pass dall’inizio di ottobre quando, secondo i piani del Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo, sarà
vaccinato l’80% della popolazione sopra i 12 anni.
Si comincia dunque con scuola e Rsa ma la road map è già delineata: il pass sarà esteso, ha ribadito anche ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi, secondo un principio di gradualità, perché è l’unico strumento che consente di non dover tornare a chiudere il paese. Senza escludere, nonostante la contrarietà della Lega, la possibilità di introdurre in autunno l’obbligo vaccinale.
“E’ un’opzione in campo e la valuteremo”, ha ribadito il ministro della Salute Roberto Speranza. Il decreto approvato all’unanimità dal Cdm si compone di tre articoli: fino al 31 dicembre, quando scadrà lo stato d’emergenza, “chiunque accede a tutte le strutture scolastiche, educative e formative” nonché in quelle appartenenti “alle istituzioni universitarie e dell’alta formazione artistica,
musicale e coreutica” dovrà avere ed esibire il green pass. Dalla misura sono esclusi gli studenti e coloro che sono esentati dal vaccino. A controllare che chiunque acceda, a partire da chi lavora nelle mense, nelle ditte di pulizia o chi effettua lavori di manutenzione, abbia il pass saranno i dirigenti delle istituzioni scolastiche ma anche i datori di lavoro. Previste sanzioni da 400 a mille euro sia per chi non ha il pass sia per i dirigenti e i datori di lavoro ai quali sono demandati i controlli. Il decreto introduce invece l’obbligo vaccinale per coloro che per motivi di lavoro devono accedere
alle Rsa, anche se dipendenti di ditte esterne: scatterà dal 10 di ottobre e prevede, in caso non si abbia il pass, la sospensione della prestazione lavorativa e dunque dello stipendio. Anche in questo caso i controlli spettano ai dirigenti delle strutture sanitarie e ai datori di lavoro. Archiviato il primo step, il governo già sta lavorando ai prossimi passaggi per estendere il pass anche alle altre
categorie, a partire dai lavoratori di quelle attività al chiuso dove è già previsto per i clienti l’obbligo della certificazione: ristoranti e bar, musei, cinema e teatri, eventi e competizioni sportive, piscine, palestre, centri benessere e termali, parchi tematici e di divertimento, convegni, sale gioco, bingo e casino, concorsi pubblici, centri culturali, sociali e ricreativi, treni, navi, aerei e bus a lunga percorrenza o che attraversano più regioni. “L’obiettivo da raggiungere”, dice il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, è l’estensione per tutti i lavoratori del pubblico e del privato già dalla prossima settimana. “E’ chiaro – aggiunge il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia – che l’estensione del green pass dovrà essere progressiva”.
L’obiettivo sarebbe dunque quello di mettere a punto il nuovo decreto entro la prossima settimana, dopo un passaggio in cabina di regia con i capidelegazione di maggioranza, e renderlo operativo per l’inizio di ottobre. E’ poi già pronto, lo ha detto il ministro Renato Brunetta, il decreto che estende l’obbligo del green pass per i lavoratori della Pubblica amministrazione ma anche su questo nella maggioranza c’è chi, Lega in testa, frena e chiede che sia esteso solo a chi è in contatto con il pubblico. Se il provvedimento dovesse essere approvato, l’obbligo scatterebbe anche per il personale addetto al trasporto pubblico locale. Un’ipotesi è che possa slittare a metà ottobre e confluire in un ulteriore provvedimento che riguardi anche i lavoratori delle aziende private, per i quali è in corso la trattativa tra governo, imprenditori e sindacati. Sul tavolo c’è ancora il nodo di chi paga i tamponi, con le associazioni di categoria che vorrebbero fosse lo Stato a farsene carico. Ma dal governo è stato già ribadito che si tratta di un’ipotesi non percorribile.