I test molecolari anche su campione salivare sono diventati, con la legge n.126/2021 pubblicata in Gazzetta Ufficiale n.224 ed entrata in vigore il 19 settembre scorso, validi per il rilascio del ‘Green pass’ al pari degli oro/rinofaringei antigenici rapidi o molecolari, ma in Abruzzo pare impossibile farli.
I laboratori analisi privati di mezza regione, subissati di chiamate negli ultimi giorni, non sono ancora pronti. La realtà è che il salivare ‘molecolare’ per rilevare l’infezione da virus SARS-CoV-2 richiede più tempo di lavorazione e comporta costi maggiori per la struttura che lo esegue.
“Il gold standard per rilevare la presenza dell’infezione rimane il tampone molecolare oro/rinofaringeo – spiega all’ANSA Fabrizio Martinelli, presidente dell’Ordine interregionale dei Chimici e dei Fisici di Lazio, Abruzzo, Umbria e Molise, titolare egli stesso di un laboratorio analisi – E’ vero che ora i test salivari con sviluppo e analisi in Pcr sono equiparati, ma il mercato li rende particolarmente costosi, per il laboratorio e di conseguenza per l’utente, per cui non risulta conveniente farli”.
Le risposte a utenti che hanno chiamato diverse strutture per prenotare tamponi salivari sono state le più varie; c’è chi ha spiegato che non ci sono ancora indicazioni dal ministero della Salute, chi ha detto di non conoscere la legge.
Qualcuno si è sentito rispondere genericamente che il ‘salivare’ non è valido per il ‘Green pass’ (in effetti lo è solo se ‘molecolare’), altri hanno avuto rassicurazioni del tipo “ora no, ma ci stiamo attivando”. “Il costo di un test salivare molecolare per l’utente finale non può essere inferiore a 45/60 euro visto l’elevato costo di attrezzattura e materia prima. Occorrono 24 ore per il risultato, poiché l’esame della saliva è più elaborato per la normale presenza di molte altre sostanze. Di fatto, la validità per il Green pass si riduce a 48 ore, quindi non si può equiparare al molecolare orofaringeo che richiede tempi inferiori di lavorazione, valido 72 ore, né all’antigenico rapido che dà risultato immediato ed è quello più richiesto – spiega Martinelli – Solo un laboratorio che serve una platea molto ampia, in una metropoli, può avere convenienza a farli. L’unica possibilità per abbattere i costi e dare una risposta al territorio sarebbe una convenzione con, ad esempio, 30 farmacie”.
In quella che per Martinelli è “una grande confusione generata da una comunicazione sbagliata” emerge poi il confronto con le farmacie. “Come laboratorio, per poter essere certificato devo rispettare giustamente tutte le condizioni igieniche previste dalla norma, inclusi almeno 10 ricambi d’aria a ora (noi ad esempio ne abbiamo 50), i tamponi sono eseguiti in una sala predisposta, gli utenti restano 3 minuti ed escono da un percorso obbligato, come possono le farmacie assicurare le stesse condizioni igieniche? Alle farmacie, tra l’altro, sono concessi privilegi che altre professioni non hanno, e non solo in ambito Covid – prosegue Martinelli – Ad esempio alcune eseguono analisi delle acque di pozzo, dell’olio, senza poter però rilasciare certificazioni riconosciute, quando addirittura non forniscono risultati totalmente incoerenti, come in alcuni casi di cui ci siamo occupati in passato”. E così, se da oggi i test salivari molecolari vengono usati in Abruzzo per il monitoraggio della popolazione scolastica, e dunque ne è riconosciuta l’affidabilità, come strumento meno invasivo restano inaccessibili al cittadino. “Molto dipenderà dal mercato e dalla richiesta” conclude Martinelli.