Arrivano alla spicciolata nella sede di Pescara Portanuova, allestita per lo smistamento, i profughi ucraini tra lacrime e storie di dolore
Per la maggior parte si tratta di donne e bambini: una volta identificati si procede coi tamponi, poi, come ci spiega l’assessore Adelchi Sulpizio, vengono accompagnati in albergo o ricongiunti alle famiglie che vivono già a Pescara. Una gestione corale dell’emergenza_ Comune, Asl, Protezione Civile, Polizia Municipale, Questura, Prefettura, volontari, tutti insieme per accogliere chi arriva a Pescara. Volti segnati dalla stanchezza, dal dolore e dalla paura. Olena, ucraina, vive in Abruzzo e fa parte della Protezione Civile: la vediamo andare incontro alle donne e ai bambini suoi connazionali col sorriso della speranza. Al Tg8 dice che i più piccoli non riescono più a parlare perché spaventati dalle bombe. E poi i tanti ringraziamenti gli Italiani per l’accoglienza. Valeria, in inglese, non riesce a trattenere le lacrime: è arrivata in città con suo cugino, i genitori sono rimasti in Ucraina dove lei vuole tornare ma sa che non può. La macchina della solidarietà istituzionale, ma anche dei tantissimi cittadini, è enorme affinché i profughi ucraini non si sentano più soli. Sarà l’hub di Pescara Portanuova, allestito ad hoc, ad occuparsi dei primi adempimenti per i profughi.