Nella sede della Protezione civile regionale, a L’Aquila, il vertice sull’emergenza Ucraina, alla presenza tra gli altri del Presidente Marco Marsilio e del direttore dell’agenzia Mauro Casinghini. Si stimano 10mila arrivi
In apertura della riunione è stato affrontato il tema dell’accoglienza e dell’assistenza conseguente agli accadimenti in atto nel territorio della Repubblica Ucraina.
L’Abruzzo passa ai fatti ed è pronto a gestire l’emergenza relativa alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina. Prima riunione operativa, nella sede della protezione civile regionale in via Salaria Antica Est. Una riunione iniziata intorno alle 12.40 e andata avanti per un paio di ore.
A coordinare i lavori il governatore Marco Marsilio, in veste di commissario delegato dal governo per l’emergenza ucraina, con il direttore dell’agenzia regionale di protezione civile Mauro Casinghini, braccio operativo e soggetto attuatore: c’erano i Prefetti, chi in remoto chi in presenza, i manager delle Asl Abruzzesi, il presidente di ANCI Abruzzo Gianguido D’Alberto e anche il questore dell’Aquila Enrico De Simone oltre al referente per le maxi emergenze Alberto Albani.
Le cose da fare sono tante ma è importante dare una informazione puntuale. Al momento non c’è contezza dei numeri ma va definito un meccanismo chiaro di gestione dei flussi. Il presidente Marsilio ha chiarito che come primo filtro saranno utilizzati gli hub vaccinali anche perché hanno un meccanismo già rodato. Si valuta di mettere a disposizione degli alberghi, in caso di flusso importante, ma non è secondario il discorso sanitario con i tamponi da effettuare a chi arriva e la eventuale vaccinazione perché in Ucraina c’è una percentuale bassa di vaccinati.
Massima attenzione sarà destinata ai più piccoli che arrivano senza genitori: c’è la necessità di garantire la sicurezza e per questo la Questura sarà impegnata nelle identificazioni creando una rete tra Asl, Questura, Prefettura e protezione civile.
Di certo gli arrivi non sono semplici da gestire perchè molte persone giungono in Italia, e in Abruzzo, in modo autonomo e alla spicciolata: le famiglie che accolgono i profughi sono invitate a fare puntuali comunicazioni alle autorità.
“Oggi abbiamo riunito tutti gli attori istituzionali –ha spiegato Marsilio –. Il direttore Casinghini, come soggetto attuatore opererà sempre in stretto coordinamento con le Prefetture. Sono stati individuati otto punti filtro che faranno capo agli hub vaccinali già esistenti e strutturati: Avezzano, Sulmona, L’Aquila, Chieti, Lanciano, Pescara, Teramo con possibilità di aprire anche a Roseto. Qui cercheremo di indirizzare tutti coloro che arriveranno e coloro che, già da alcuni giorni, hanno raggiunto parenti ed amici in Abruzzo, quella comunità ucraina già integrata sul territorio. La loro presenza dovrà essere segnalata. Subito dopo saranno indirizzati verso queste strutture dove saranno invitati a vaccinarsi e dove, attraverso un tampone antigenico, verrà verificata la loro condizione di salute dal momento che si tratta di una popolazione con una percentuale molto bassa di vaccinazioni. Si prevede un afflusso importante: si stima arrivino centinaia di migliaia di profughi. Nella ipotesi peggiore si potrebbe arrivare a più di 10mila in tutto l’Abruzzo, se la guerra dovesse andare avanti. Speriamo che questa tendenza si possa invertire ma dobbiamo essere pronti a tutto”.
I Comuni faranno la loro parte ma è essenziale questo coordinamento, questa rete, ha spiegato D’Alberto. Del resto anche la protezione civile regionale per sua natura è abituata a gestire queste emergenze.
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