Dante Alighieri morì nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 a Ravenna, dove riposano le sue spoglie. Domenica scorsa 13 settembre è stato inaugurato un apposito “podcast meeting” per avviare le celebrazioni per il settimo centenario dantesco.
Dante e l’Astronomia è il tema guida del meeting, a cura di studiosi prevalentemente scienziati di professione, in cui i versi immortali di Dante ancora fanno risuonare le corde dei momenti in cui il loro primo amore alla cultura e all’aspetto scientifico della stessa, che in Dante era unito indissolubilmente a quello poetico e a quello teologico.
Tempo era dal principio del mattino;
E il sol montava in su con quelle stelle
Ch’eran con lui, quando l’amor divino
Mosse da prima quelle cose belle
(Inferno I, 37-40)
Parafrasando liberamente questo passo -prettamente astronomico- del primo canto dell’Inferno in cui si descrive la dottrina che al principio della creazione il Sole si trovasse nella costellazione dell’Ariete, abbiamo che all’alba della vita di ciascuno di noi, quando l’amor divino muoveva davanti ai nostri occhi le cose belle che avremmo dovuto conoscere, Dante era già oggetto dei nostri studi di scuola superiore.
Quante risonanze può avere ogni verso di Dante?
Ne troviamo in campo scientifico?
Tra i topoi letterari che Dante usa spessissimo abbiamo la datazione, la cronologia, mediante fenomeni astronomici… La Geografia Astronomica è quella corrispondenza biunivoca tra sfera celeste e sfera terrestre che Dante usa continuamente
E già il poeta innanzi mi saliva,
e dicea: «Vienne omai; vedi ch’è tocco
meridian dal sole e a la riva
cuopre la notte già col piè Morrocco»
(Purgatorio IV, 136-139)
Oppure le leggi fisiche, in particolare dell’ottica geometrica:
E sì come secondo raggio suole
uscir del primo e risalire in suso,
pur come pelegrin che tornar vuole
(Paradiso I, 49-51)
O ancora quelle della meccanica (discesa con attrito) mirabilmente mescolate all’ottica (opacità in funzione della profondità)
Così parlommi, e poi cominciò ‘Ave,
Maria’ cantando, e cantando vanio
come per acqua cupa cosa grave.
(Paradiso III, 121-123)
Dante è unico nel suo genere, enciclopedico, ma soprattutto è capace di toccare tutte le corde intellettuali e sentimentali di chi lo sa ascoltare, gustare, assaporare. Con questa iniziativa gli scienziati dell’ICRANET hanno voluto stuzzicare la fantasia dei giovani studenti che si accostano “primieramente al tremolar della marina” dell’immenso oceano della conoscenza, per ricevere in futuro dei saggi grazie alle sollecitazioni scientifiche che ancora oggi Dante riesce a suscitare.
L’alba vinceva l’ora mattutina
che fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar de la marina.
(Purgatorio I, 115-117)