Continua la polemica sul Biodigestore che doveva essere realizzato a Città Sant’Angelo. Il M5s parla di fallimento annunciato, il Pd chiede lumi al sindaco di Pescara
Il Movimento 5 stelle oggi ha indetto una conferenza stampa sul tema “Addio al biodigestore, un fallimento annunciato che saranno i cittadini a pagare”. Sulla vicenda e sull’iter seguito, per approdare poi ad un nulla di fatto, si sono espressi il consigliere comunale Paolo Sola e la consigliera regionale Erika Alessandrini.
Qualche giorno fa il gruppo Città Sant’Angelo Visione Comune, da sempre contrario alla realizzazione dell’impianto, ha fatto sapere che il biodigestore previsto a Piano di Sacco non sarà realizzato a causa dell’acclarata scarsa convenienza dell’operazione e ribadisce la “localizzazione scellerata, non condivisa, semmai imposta da Pescara col benestare del sindaco Perazzetti”. Criticate anche “la scelta di puntare su un mutuo Bei invece che sui fondi Pnrr come altri comuni” e la decisione di “svendere al Comune di Pescara le quote di partecipazione in Ambiente svilendo il ruolo di Città Sant’Angelo”.
“Ci troviamo di fronte ad un pericolo scampato, – scriveva Città Sant’Angelo Visione Comune – ma è altrettanto vero che nel frattempo sono state intraprese azioni finalizzate alla realizzazione del biodigestore che ricadono sulla collettività. Come ad esempio la spesa sostenuta per l’acquisto del terreno destinato ad ospitare l’impianto, che determinerà senza dubbio un danno economico importante per le casse di Ambiente, di cui il Comune angolano è socio. Pretendiamo dunque che l’amministrazione comunale si assuma ora le proprie responsabilità…Sarebbe bastato un minimo di buon senso per arrivare alla nostra stessa conclusione, ovvero l’insostenibilità dell’opera. Avremmo così evitato quella che con ogni evidenza è una “cronaca di una morte annunciata”.
Anche il Partito Democratico si è pronunciato sull’argomento, in particolare i consiglieri comunali Giovanni Di Iacovo, Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli, Michela Di Stefano e Marco Presutti hanno chiesto chiarimenti al sindaco di Pescara Carlo Masci:
“Masci deve chiarire anche il futuro dell’igiene urbana: l’intero centrodestra aveva infatti trasformato il biodigestore nel simbolo della propria politica dei rifiuti, lo aveva indicato come l’elemento indispensabile per il rafforzamento del ruolo pubblico nel settore. Tuttavia come più volte sottolineato nei nostri interventi, a differenza delle altre realtà pubbliche abruzzesi, il Comune di Pescara e Ambiente Spa non hanno partecipato ai bandi Pnrr che proprio per la realizzazione di questi impianti permettevano l’accesso a contributi a fondo perduto. Si è scelta la linea del project financing e del mutuo Bei per 15 milioni di euro, con un forte rischio per l’azienda, visto che appunto non si trattava di fondi pubblici ma di risorse da restituire alla Bei e, di fatto, al partner privato. Una scelta contestata dal centrosinistra e, anche in seno al Cda, dal consigliere Emilio Longhi e dall’allora presidente Massimo Galasso, che poi infatti si è dimesso perché in disaccordo. Ora è tutto naufragato: i pescaresi devono sapere cosa è avvenuto, quanto è stato speso per tutte le procedure propedeutiche rivelatesi a questo punto inutili, dall’acquisto del terreno a Città Sant’Angelo fino ai pareri dei consulenti. Masci chiuda al più presto le trattative per la composizione della giunta e spieghi”. «La linea del Comune si è rivelata fallimentare: ora l’ente dovrà rinunciare alla linea di finanziamento della Bei, e avendo perso il treno del Pnrr deve dire addio all’impianto pubblico per i prossimi anni. Masci dovrà chiarire anche quale sarà il futuro di Ambiente Spa di cui il Comune di Pescara è di gran lunga azionista di maggioranza e dell’intero ciclo dei rifiuti in questo territorio anche in vista delle possibili scelte della Regione in materia di gestione dei rifiuti”.
Sulla vicenda si registra anche il commento di Ricardo Chiavaroli, presidente di Ambiente Spa, il quale ha detto che il bando del progetto dei biodigestore è tecnicamente andato deserto, visto che le due aziende che avevano mostrato interesse si sono ritirate a causa del cambiamento delle condizioni economiche dovuto all’aumento del costo dell’energia. Secondo Chiavaroli, infine, si dovrà procedere a un nuovo bando o individuare soluzioni alternative.