La Giunta regionale dell’Abruzzo, su proposta dell’assessore alle Aree interne Guido Liris, ha approvato la modifica della denominazione del celebre guardiano delle greggi da “Cane da pecora abruzzese” o “mastino abruzzese” in “Cane da Pastore Abruzzese”.
“È un risultato che rende onore a un’autentica icona della nostra regione – afferma l’assessore – storicamente associata alla pratica della pastorizia che per secoli ha rappresentato la spina dorsale dell’economia della montagna e delle aree interne in generale”.
“La politica deve stare dalla parte di chi lotta per la tradizione e il rispetto di ciò che appartiene all’Abruzzo”, aggiunge. “Insieme agli allevatori e al circolo Cpma (Circolo del pastore maremmano abruzzese) faremo questa battaglia al livello nazione perché è giusto che l’Abruzzo ottenga ciò che storicamente gli è sempre appartenuto”. “Il canis pastoralis o pequarius (‘pecoraio’) dal pelo bianco, di cui scrivevano già in età romana Catone, Columella, Varrone e Palladio, ha continuato a svolgere le sue mansioni di guardiano di greggi nel corso dei
secoli, senza mai allontanarsi dall’appennino centro-meridionale dove aveva fatto specie a sé”, ricorda l’assessore Liris, che ringrazia anche l’assessore al Turismo Daniele D’Amario che ha sostenuto la proposta. Il cane pastore abruzzese era stato riconosciuto patrimonio culturale da una legge nazionale nel 2019, che recitava: “Il cane bianco italiano da custodia delle
greggi, capolavoro della collettiva e plurimillenaria opera di selezione genetica delle genti della montagna abruzzese, è stato ed è elemento insostituibile nell’attività armentaria
ecocompatibile della tradizione pastorale abruzzese”. La delibera licenziata oggi dall’esecutivo regionale modifica la legge regionale n.21 del 9 luglio 2016, sostituendo l’attuale denominazione di “Cane da pecora abruzzese” o “mastino abruzzese” in “Cane da Pastore Abruzzese”, tutelando il valore della razza canina e la sua identità considerando la sua
storicità e al suo territorio di provenienza. “La terminologia ‘mastino’ infatti, benché usata”, si legge nella relazione illustrativa del disegno di legge, “è da considerarsi desueta e,
soprattutto fonte di forte confusione, avendo ormai la cinofilia individuato nei mastini i cani di impronta molossoide, che poco hanno a che vedere con la funzione del cane bianco da pecora”.