Chiuderà temporaneamente stasera i battenti, ma resterà a disposizione di curiosi, appassionati e visite studentesche il museo di reperti bellici ad Orsogna allestito dai volontari dell’Erma (Esploratori Ricerca Memoria Abruzzo).
Orsogna, uno dei centri simbolo della Seconda Guerra Mondiale, da qui partiva la famosa Linea Gustav fino al versante occidentale di Cassino, istituita dai tedeschi per arginare l’avanzata degli alleati. Il museo di reperti bellici, allestito dai volontari dell’ERMA (Esploratori Ricerca Memoria Abruzzo) e donato alla Comunità, non poteva che trovare posto in questo luogo, meta, in questo lungo week end ferragostano, di turisti, curiosi, ma anche molti stranieri e parenti di emigrati italiani. Ordigni inerti, bossoli, elmetti, schegge e perfino strumenti chirurgici rinvenuti in un’area dove era allestito un ospedale da campo tedesco:
“La nostra è un’attività che ormai va avanti incessantemente da almeno 30 anni – ci racconta Riccardo Fusilli dell’Associazione ERMA – e questo che abbiamo realizzato è solo un primo e piccolo passo per un percorso più lungo che ci condurrà alla realizzazione di un museo permanente. Stiamo organizzando una riapertura già a settembre in accordo con il Comune di Orsogna e siamo in contatto con numerose scuole per delle visite guidate. Riteniamo che questo tipo di iniziativa dia un contributo di conoscenza fondamentale sotto il profilo storico, in un territorio, come quello di Orsogna, ma anche Ortona, ad esempio, al centro di una delle fasi più decisive della Seconda Guerra Mondiale.”
Non solo importanza della memoria e spirito filantropico, ma quella dell’Erma è un’attività estremamente utile anche per quel che riguarda la prevenzione del rischio derivante dalla presenza di ordigni inesplosi sotto il terreno:
“Grazie alle nostre ricerche con il metal-detector – prosegue Fusilli – ci siamo spesso imbattuti in ordigni ancora attivi ed in questo caso ci attiviamo prontamente, avvisando le autorità preposte per l’avvio delle procedure di messa in sicurezza e disinnesco, come avvenuto tempo fa alle porte del cimitero di Ortona, quando trovammo una bomba ad appena 30 centimetri sotto il suolo, ancora estremamente pericolosa.”