Il TSA in scena a New York

Il Teatro Stabile d’Abruzzo in scena a New York. Per il quarto anno del Festival di teatro italiano in Scena, organizzato dalla Kairos Italy Theater di New York e dalla KIT Italia di Roma Il TSA protagonista nella Grande Mela. Dal 2 al 16 maggio cinque compagnie sfileranno nei teatri e nelle istituzioni dei vari distretti di New York per raccontare la scena teatrale contemporanea.

Il TSA presenta al The Bernie Wohl Center la storia d’amore  più antica del mondo ADAMO&EVA, regia Mauro Santopietro, con Alessia Giangiuliani e Mauro Santopietro. Adamo&Eva è composta da sette quadri, come sette sono i giorni in cui Dio creò il mondo, quanto il tempo che Adamo ed Eva impiegarono ad allontanarsi da Dio e dalla propria Casa, il Paradiso.

In questo viaggio i protagonisti attraversano epoche e momenti cruciali della storia dell’uomo e della sua evoluzione, fino ad arrivare al contemporaneo, diventando quindi emblema di una qualsiasi coppia di oggi. Si narrano le vicende dei nostri leggendari progenitori scappati dal Paradiso per il bisogno di conquistare, di costruire, di conoscere, di amarsi. Si raccontano le dinamiche buffe, drammatiche e poetiche di una coppia umana alla ricerca sempre più estenuante di un senso del proprio stare assieme, ma anche la perdita di identità che assale i due protagonisti man mano che la sete di conoscenza li fa allontanare dalla propria Casa, dal proprio giardino dell’infanzia, perduto e per sempre vagheggiato.

“La ricerca di una distanza dal quotidiano e l’uso del linguaggio poetico – racconta il regista Mauro Santopietro nella narrazione sono i motori da cui è nato questo lavoro. Raccontare delle storie popolari lavorando sugli archètipi è divenuto per me sempre più importante. Nel voler narrare una storia d’amore ho quindi scelto di partire dal mito, quello della prima coppia, indagandone i limiti fino ad arrivare al contemporaneo. Così è nato Adamo & Eva. Un mito bistrattato, consunto, antico, distante. Ecco allora che i due protagonisti indossano abiti da sposi lisi, come consumata sembra essere l’idea della coppia oggi.

Ho immaginato come il lento e inevitabile allontanamento dal primo esempio di amore, Dio, potesse chiamare sempre più in causa l’idea della solitudine, del singolo, quindi dell’inevitabile divorzio. Emblema di ciò è il lavoro fatto sulla drammaturgia dell’ultima scena, il contemporaneo, che vede intrecciarsi due linee monologiche, creando quindi un dialogo solo apparente.

La scelta di rappresentare questo necessario e voluto distacco da Dio ha poi fatto nascere l’idea di utilizzare delle corde tese al cielo; ecco che Adamo ed Eva sono diventati allora nel mio immaginario marionette che scegliendo il libero arbitrio trovano sì la vita, ma anche la sofferenza ed il sacrificio, come una qualsiasi coppia umana. Si scoraggiano, e si accontentano inizialmente della passione quando c’è, poi della normalità, dell’abitudine allo stare assieme, perdendo la memoria di ciò che è alla base dell’amore. Nodo di regia diventa quindi il momento in cui i due personaggi sanciscono il definitivo allontanamento da Dio. La coincidenza di questo momento con un nodo drammatico fondamentale nella storia della coppia mi ha persuaso a far entrare in gioco, dopo la terra, un nuovo elemento per me fondamentale in questo spettacolo, l’acqua, elemento naturale, antitetico a tutti i costrutti di parole, sentimenti e rapporti di causa-effetto che appartengono alle vicende dei due personaggi. Quindi il fango, perché siamo fatti di fango e al fango torneremo.

L’assecondare una natura poetica, ma grottesca, del testo, ha poi trovato le sue sfumature in situazioni di natura a tratti circense; ed è questa la cornice che ho voluto dare all’intera operazione. La terra sulla quale Adamo ed Eva scendono fuggendo dal Paradiso, quella meta tanto agognata, diventa anche la loro gabbia, il tappeto del circo in cui rifiutano di essere domati, il perimetro in cui si rincorrono sogni, liti, amore e violenza, altare tragico su cui viene rappresentata la perdita del sentimento amoroso”.

 

 

Fabio Lussoso: