Illustrate da WWF e Legambiente le osservazioni alla VINCA sull’impianto Ecoexport che dovrebbe prevedere a Punta Penna, a Vasto, la messa in riserva di CSS. Confindustria: “Le industrie sono una risorsa, non una minaccia”.
Si parla, hanno ricordato le associazioni ecologiste, di un deposito interessato da un quantitativo annuo richiesto in autorizzazione pari a 45.000 tonnellate, con un flusso giornaliero medio di 125 ton, circa 5 convogli da 27 ton/cad.
Legambiente e WWF che nell’area di Punta Penna hanno già un ricorso pendente al TAR sul progetto del cementificio Escal, hanno depositato le proprie osservazioni in opposizione, nelle quali, affermano le associazioni, “sono evidenziate diverse forti criticità. Ci si è trovati infatti di fronte a evidenti contraddizioni e carenze, a partire dallo studio sull’impatto e dalle valutazioni totalmente assenti sulle possibili correlazioni con il SIC Punta Aderci, presente a pochi metri dall’area prevista per l’impianto. Per non parlare dell’arbitraria e superficiale interpretazione delle norme vigenti relative all’applicazione dell’art. 6 della Direttiva Habitat. Dal punto di vista della sicurezza, inoltre, non vengono evidenziati quali sono i mezzi e/o i dispositivi che saranno utilizzati in caso di incendio per evitare la dispersione dei fumi e delle sostanze in essi contenute, potenzialmente nocive e impattanti su habitat, specie, acqua e suolo”.
Fortemente critica è anche “la questione traffico e viabilità. Superficiali sono le conclusioni sul traffico in ingresso/uscita e non si tiene in considerazione alcuna l’effetto cumulo, già richiamato in una recente sentenza del TAR proprio in riferimento all’area in questione: nulla si dice infatti sul totale carico attuale e potenziale (ricordiamo che il solo esercizio del progetto Escal aggiungerebbe ulteriori 50 unità giornaliere) che fa i conti con la viabilità interna dell’area che coinvolge nell’intero percorso fino al porto anche i tantissimi cittadini che raggiungono la Riserva di Punta Aderci attraverso quello che è il suo principale ingresso. Nell’area in esame è previsto inoltre il passaggio della pista ciclabile, elemento della Via Verde nonché pezzo della Bike to Coast che lega Vasto all’intera dorsale adriatica e che vedrà sfrecciare turisti da ogni parte d’Europa. Non solo quindi rischi sulla sicurezza” -paventano WWF e Legambiente- “ma anche danni all’immagine di un territorio che è al centro della crescita turistica della città, come testimoniato dal recente interesse dei principali media nazionali e stranieri: si parla del cuore del brand della ‘Costa dei Trabocchi’. Tra l’altro, la relazione tecnica sull’impianto fa riferimento al principio della prossimità nella gestione dei rifiuti solidi urbani come elemento giustificativo dell’iniziativa, dimenticando” -proseguono WWF e Legambiente- “Quanto prevede il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti, di recente approvazione. In Abruzzo non sono previsti infatti inceneritori e a tal fine ci si appoggia alla struttura di Pozzilli (in Molise) per quantitativi di CSS pari ai volumi di previsione di circa 50.000 tonnellate/anno. Da qui si evince che la produzione regionale è già esaurita nella collaborazione con l’impianto molisano e viene meno la necessità di risposta al principio di prossimità evocato dalla ECOEXPORT srl. Per di più, da piano regionale, gli impianti atti a produrre CSS sono due, siti rispettivamente a Casoni (Chieti) e a Teramo. Il porto più prossimo è quello di Ortona, tra l’altro già utilizzato dal 2012 per questa tipologia di attività. Appare quindi evidente che il deposito su Vasto non risulterebbe né funzionale (per il principio di prossimità) ai due impianti di produzione di Chieti e Teramo, né necessario in quanto la quantità previsionale di piano è già utilizzata da Pozzilli”.
“Questi impianti – dichiarano le Associazioni – sono ormai fuori mercato sia per una loro eccessiva presenza che per i volumi sempre più ridotti di rifiuti, dovuti al miglioramento della raccolta differenziata e dell’azione di riduzione e riciclo. Ci auguriamo che alla luce di un’attenta e corretta analisi, l’istanza sia rigettata per tutte le carenze e incongruità sollevate. E soprattutto ci attendiamo che l’area retroportuale di Punta Penna sia finalmente attenzionata con progetti innovativi che puntino a un’industria sostenibile, in riferimento all’applicazione della Carta di Pescara e della strategia S3 della regione Abruzzo, come sollecitato dalla stessa Confindustria in un recente incontro sulla ZES (Zona Economica Speciale) tenutosi proprio a Vasto”.
Legambiente e WWF si soffermano infine sulle ventilate “diffide” mediatiche lanciate di recente a mezzo stampa ricordando che l’amministrazione comunale, al pari delle associazioni ambientaliste, ha come primo obiettivo la tutela della salute dei cittadini e del territorio e non può in alcun modo lasciarsi condizionare da interessi di parte se questi possono provocare danni ad altri settori economici e alla collettività. In tal senso è illuminante la sentenza del T.A.R. Calabria del novembre 2016 n. 2057:“la valutazione di incidenza ambientale, non diversamente dalla valutazione di impatto ambientale, si caratterizza quale giudizio espressione di ampia discrezionalità oltre che di tipo tecnico, anche amministrativa, sul piano dell’apprezzamento degli interessi pubblici in rilievo e della loro ponderazione rispetto all’interesse all’esecuzione dell’opera.” Le discrezionali valutazioni tecnico-amministrative non possono, poi, esser influenzate in alcun modo dalla “destinazione urbanistica dell’area, in quanto l’astratta edificabilità dell’area non esclude che alcune opere non possano in concreto essere realizzate, per il loro contrasto con interessi di natura ambientale”.
Il documento di Confindustria Chieti Pescara: “Area Industriale di Punta Penna a Vasto: le industrie sono una risorsa
e non una minaccia”. Questa la nota degli industriali:
Da troppo tempo e da più parti si levano voci insistenti di richiesta di deindustrializzazione dell’area di Punta Penna; prendendo spunto di volta in volta da una specifica iniziativa produttiva, forze sociali di dubbia rappresentatività non mancano di rovesciare violenti attacchi alle imprese insediate o che stanno pianificando importanti investimenti, che garantiscono al territorio sviluppo, posti di lavoro, fiscalità locale.
Voci che vengono raccolte e spesso improvvidamente amplificate anche da esponenti politici ed amministrativi locali, che, pensando di raccogliere facili consensi, causano danni enormi all’economia del loro stesso territorio che vorrebbero difendere.
Rammentiamo, ove ce ne fosse bisogno, che lo sviluppo industriale dell’area vastese risale a molti decenni orsono, e che esso si è sempre svolto in totale compatibilità con le pur importantissime caratteristiche ambientali e storiche ivi presenti e riconosciute unanimemente di grandissimo pregio.
Tale sviluppo sostenibile è stato ed è tuttora possibile grazie a diversi fattori:
– la serietà delle aziende che si impegnano anche oltre le imposizioni normative ad adottare politiche produttive ecocompatibili;
– il sistema delle regole e dei controlli, quanto mai severo nel nostro paese anche grazie alle giuste sensibilità ambientaliste delle popolazioni;
– la presenza del Consorzio industriale prima e quindi dell’ARAP che per il suo ruolo è in grado di fornire strumenti e servizi utili al corretto presidio del territorio;
– la disponibilità dell’infrastruttura portuale che ne è a servizio ma che ne deriva altresì la sua ragione d’essere, tanto riconosciuta da essere occasione della prossima creazione della Z.E.S. e di importanti investimenti infrastrutturali e logistici.
Tutto questo non avrebbe alcun senso se si vuole spingere le aziende locali a delocalizzarsi e quelle nuove a non insediarsi proprio!
La nostra Associazione ha per vocazione, naturalmente, la difesa degli interessi delle aziende nel rispetto delle regole e della salvaguardia degli investimenti: tutto ciò si lega sempre all’imprescindibile principio della tutela dell’ambiente e della salute di cittadini, lavoratori e degli stessi imprenditori, nonché ai principi dello stato di diritto, in cui chi sta nelle regole deve poter esercitare liberamente le sue attività di impresa. Quando questi principi sono salvaguardati, grazie ad una adeguata capacità progettuale, al severo controllo sui cicli produttivi, al pieno rispetto delle norme di sicurezza e ambientali, l’impresa deve poter svolgere serenamente il proprio ruolo riconosciuto di piena dignità dalla nostra Costituzione. Pertanto non si possono più accettare gratuite affermazioni criminalizzanti da parte di chicchessia, contro cui reagiremo con fermezza e decisione.
Nessuno chiede o sostiene gli interessi dell’industria a prescindere: si chiede solo il ripristino della legalità! Il sistema imprenditoriale non deve essere considerato una minaccia ma una risorsa che assicura ricchezza e lavoro. Il futuro dell’industria del comprensorio, della Provincia ed il futuro del Porto di Vasto sono indissolubilmente legati, pena una reciproca marginalizzazione. Si ribadisce, con forza ed in modo univoco, il sostegno ad uno sviluppo integrato del territorio che possa contemperare le esigenze di salvaguardia ambientale e di sviluppo turistico insieme alle attività economiche e produttive che costituiscono una quota importantissima del PIL provinciale. Tutti questi interessi vanno tenuti insieme e nel debito conto e sostenuti nelle sedi istituzionali, locali e regionali, affinché siano salvaguardate le ragioni delle tante imprese che sinora hanno dato al territorio lavoro e ricchezza e di quelle che si apprestano a farlo. Se dunque il clima anti-impresa dovesse continuare, verrà pressoché riconsiderata da parte di codesta Associazione il sostegno alle politiche messe in campo, ad esempio per la creazione della ZES che ricomprenda Vasto, che a questo punto non avrebbe alcuna ragione economica di esistere, e per la realizzazione degli investimenti ivi previsti dal Masterplan.