Dal 2014 al 2018 l’Abruzzo ha perso 2.366 imprese con valori pari al triplo della decrescita media a livello nazionale. L’unica a segnare un incremento è Pescara, malissimo Chieti.
Dati, quelli emersi da uno studio di Aldo Ronci sui info di Movimprese, che non lasciano spazio a dubbi: l’economia abruzzese sta soffrendo una diffusa e allarmante decrescita imprenditoriale. A livello provinciale le variazioni sono state disomogenee: l’unica a segnare un incremento è Pescara (+636). Subisce, invece, la flessione più pesante Chieti (-1.416), registrano un decremento più lieve L’Aquila (-744) e Teramo (-842).
Le variazioni percentuali rispecchiano i valori assoluti: Pescara (+2,06%) registra un incremento, Chieti (-3,45%) annota il decremento più importante, L’Aquila (-2,88%) e Teramo (-2,65%) segnano decrementi più lievi. A livello provinciale le attività economiche si distribuiscono in maniera disomogenea. L’agricoltura flette vertiginosamente a Chieti (-919) e le costruzioni decrescono più intensamente a Teramo (-600) e all’Aquila (-580). Le attività ricettive (+196) e i servizi alle imprese (+240) crescono più fortemente a Pescara e, sempre a Pescara, gli altri servizi (+613) salgono vertiginosamente. Il commercio cresce in provincia di Pescara (+111) mentre flette nelle altre tre province.
Secondo Ronci la perdita di 2.366 imprese in Abruzzo dal 2014 al 2018 che in valori percentuali è stata il triplo di quella italiana è da ascrivere, in larga misura, all’artigianato e determinata dall’andamento di tre attività economiche: le costruzioni che, in valori percentuali, flettono in misura doppia rispetto al valore medio nazionale; le attività ricettive che, in valori percentuali, crescono la metà di quello italiano; l’agricoltura che nella sola provincia di Chieti decresce di ben 919 unità, decrescita molto alta dovuta sia al numero elevato di imprese agricole (32% del totale) che alla flessione percentuale che supera del 50% quella nazionale.
La forte flessione del numero di imprese attive in Abruzzo nell’ultimo quinquennio unita all’andamento demografico abruzzese, che nello stesso periodo ha registrato un decremento di circa 22.000 abitanti (con una decrescita percentuale pari a due volte e mezzo quella italiana) confermano lo stato di crisi in cui versa l’economia abruzzese.
Quanto al trend del PIL abruzzese, nello stesso lasso di tempo cresce la metà di quello nazionale.