In un docufilm le azioni del futuro papa Giovanni XXXIII per salvare migliaia di ebrei

È stato presentato a Chieti il docufilm “L’Angelo di Istanbul”, del regista bolognese Vincenzo Pergolizzi. È la storia del salvataggio di numerosi ebrei da parte del futuro Papa Giovanni XXIII

Nell’opera cinematografica, diffusa da Galata Produzioni di Istanbul, vengono descritte le innumerevoli azioni poste in essere dall’allora monsignor Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, per salvare migliaia di vite umane di appartenenza ebraica, soprattutto bambini e bambine, dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti.

Nel film, oltre a documenti e interviste ai vari protagonisti raccolte in Turchia, Israele e Usa, una parte consistente è affidata all’intervento diretto, fra gli altri storici, del professor Stefano Trinchese, Direttore del Dipartimenti di Lettere Arti e Scienze sociali (DILASs) dell’Università G. d’Annunzio e autore di numerose pubblicazioni su questo ed altri argomenti correlati.

Alla proiezione e alla successiva discussione, nell’auditorium del Rettorato dell’Ud’A di Chieti, sono intervenuti, oltre al professor Trinchese, il regista Vincenzo Pergolizzi e la professoressa Paola Pizzo, docente di Storia contemporanea presso il DILASs della d’Annunzio e nota esperta di questioni mediorientali.

L’iniziativa rientra tra quelle organizzate a supporto del nuovo Corso di Laurea magistrale in Studi Storici e Patrimonio Scrittorio dall’Antichità all’Età Contemporanea, recentemente attivato dall’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio Chieti-Pescara.

“Un ruolo controverso e, per molti versi decisivo, – spiega il professor Trinchese – fu quello di Franz von Papen, rappresentante personale di Hitler in Turchia, capace di agire sul doppio binario della apparente esecuzione degli ordini nazisti e dell’adesione al progetto umanitario di salvezza degli ebrei realizzato da monsignor Roncalli, dietro precisa disposizione di Papa Pio XII. L’argomento, in un momento difficile dei rapporti internazionali in Palestina, anche grazie al richiamo a quella pagina di storia torna utile quale elemento di chiarificazione e di speranza”.

Marina Moretti: